Mano tesa alle donne musulmane

di Redazione

BurkaSAN MARCELLINO. Un progetto per favorire la socializzazione delle donne straniere. L’iniziativa approda in un territorio, quello di San Marcellino, dove la presenza di donne del nord Africa e dell’Europa dell’est, è estremamente elevata. Qui, sono in centinaia, le rappresentanti del mondo femminile che spesso restano fuori dai canali dell’informazione e dai contesti di sviluppo culturale.

Dinanzi al fenomeno dell’emarginazione, il circolo didattico, in collaborazione con il Comune, la parrocchia e la moschea, ha così promosso lo svolgimento di attività mirate all’integrazione fra donne di origini diverse. Il progetto congiunto, rientrato nella programmazione regionale di “Scuole aperte”, si innesta in un discorso di interculturalità già avviato con determinazione sul territorio comunale. Centro di circa tredicimila abitanti, dove ha sede una delle moschee più grandi d’Italia e dove, inoltre, è stata recentemente introdotta nel civico consesso la figura del portavoce degli stranieri. L’imam, Nasser Hidouri, sempre in pole position nell’affermazione del diritto di uguaglianza, analizza la condizione delle donne musulmane. «Le donne della nostra comunità – spiega Hidouri – sono ancora legate a tabù, che devono essere necessariamente superati, se si vuole intraprendere un sano percorso di crescita individuale e collettiva». Lo sguardo è rivolto innanzitutto alla ritrosia con cui molte musulmane, ancora oggi, affrontano le questioni inerenti alla propria salute fisica. Lo screening per il cancro al seno, ad esempio, spesso, per pudore, non viene effettuato. «La salute deve essere tutelata – commenta l’Imam – e le donne devono elevarsi rispetto a certe ristrettezze mentali». Dunque i seminari informativi sulla prevenzione costituiranno il fulcro delle attività pomeridiane previste dal progetto regionale. Ma non solo di medicina e salute, si dovrà parlare. «Si affronteranno le tematiche più diverse – annuncia la direttrice dell’elementare, Maria Amalia Zumbolo – molte donne straniere hanno difficoltà con la lingua italiana e per questo dovranno essere messe nelle condizioni di poter leggere almeno un quotidiano. L’obiettivo deve essere quello di renderle parte integrante del contesto sociale in cui si trovano». L’iniziativa rappresenterà un’occasione di svago per molte donne che escono dalla propria realtà familiare, solo per la spesa o per accompagnare i propri figli a scuola. « Per favorire una serena partecipazione – aggiunge Zumbolo – abbiamo anche previsto, nei nostri laboratori, degli spazi dove potranno essere accuditi i bambini delle donne coinvolte nel progetto». Ad offrire il contributo di baby- sitter saranno quasi sicuramente le volontarie del servizio civile.

Il Mattino (ALESSANDRA TOMMASINO)

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