L”ospedale necessita di manutenzione e di…indicazioni

di Redazione

le scritte a pennarello sulle indicazioniAVERSA. Malasanità. Questa la parola chiave dell’anno. Il 2007 si è aperto con lo scandalo, svelato dall’inchiesta dell’Espresso, degli ospedali italiani lasciati in balia di incuria, sporcizia, in barba alle più elementari regole della civiltà e dell’igiene.

Il grande clamore suscitato dallo scandalo del Policlinico Umberto I di Roma e l’insistenza dei media hanno spinto il Ministero della Salute a ordinare accurate ispezioni dei Nas per verificare le carenze igieniche e segnalare le strutture non a norma. I risultati sono stati più confortanti del previsto, ma sono emerse irregolarità di non poco conto, alcune delle quali hanno necessitato una segnalazione all’autorità giudiziaria, per gravi inadempienze, mancato rispetto dei regolamenti e omissioni nella manutenzione. Allarmato, il Ministro Turco ha battezzato il neonato Siveas (Sistema nazionale di verifica e controllo sull”assistenza sanitaria), una sorta di intelligence del Servizio Sanitario Nazionale, una squadra di esperti con l’obiettivo di garantire la qualità delle prestazioni, l’applicazione dei livelli essenziali di assistenza, il controllo sui tempi di attesa e il monitoraggio della spesa sanitaria. Le attività di ispezione punteranno a verificare i criteri di efficienza, la sicurezza nell’assistenza (ad esempio in caso di gravi inconvenienti igienico-sanitari e di assenza di requisiti minimi strutturali, tecnologici e organizzativi), violazioni amministrative, contabili e gestionali.

Le scritte sulla porta: E di scandali si potrebbe parlare quotidianamente anche nel napoletano e nel casertano. Il San Giuseppe Moscati che, in relazione alla quantità di prestazioni richieste al Pronto Soccorso, è l’ospedale che si colloca al secondo posto nella Regione Campania dopo l”Azienda Ospedaliera Cardarelli di Napoli, non si può dire esente da carenze strutturali e non solo. A colpo d’occhio la struttura, che insiste al polo sud della città di Aversa, sulla biforcazione di via Gramsci con la Variante, inaugurata nel 1986, risulta essere non certo fatiscente ma di sicuro necessitante di manutenzione. Se poi si varca la soglia e si percorre l’interno dell’ospedale molte sono le mancanze che saltano all’occhio. Iniziamo dal basso. Entriamo nel pronto soccorso, varchiamo la porta che apre ai reparti e scendiamo le scale. Siamo al piano sotterraneo, quello che solo poco tempo fa è stato ristrutturato completamente. Attraversiamo il corridoio ed ecco una porta anodizzata semiaperta sulla quale c’è una scritta con un pennarello nero. Vandali? Possibile. Ma quella scritta dice che la porta deve essere chiusa. E una linea più sottile, al lato, dice: “Qui ci sono i ladri”. Proseguiamo. Ad un lato del corridoio, in prossimità di una porta-vetro sporca, c’è dell’acqua. Guardiamo con attenzione: gocciola dal soffitto. Dei tubi, probabilmente quelli dell’aria condizionata, perdono. Poi, sulla parete evidente risulta una macchia di umidità. Certo la pozza d’acqua non è gigantesca. Ma siamo in un ospedale, in un’ala appena ristrutturata. Continuiamo. Altre scritte, certo non graffiti da centro cittadino, esprimono considerazioni su sindacati. Poi torniamo indietro. Ripercorriamo tutto il corridoio, dove incontriamo qualche paziente che esce dalla struttura. E, prima di risalire le scale, ecco che l’attenzione viene catturata dalle indicazioni dei vari servizi presenti nel piano. Non è il laboratorio di analisi o la radiologia che ci impressionano, ma il fatto che le scritte sulle tabelle, per segnalare dove si trovano i reparti, sono segnate con i pennarelli, e risultano, tra l’altro, solo parzialmente leggibili.

lCerto non si tratta di assenza dei requisiti minimi strutturali, non si evidenziano carenze eclatanti, ma a volte anche le piccole cose, i particolari rappresentano un grande problema. Soprattutto se si pensa che questo tipo di mancanze potrebbe essere causato da una particolare situazione di crisi vissuta all’interno della struttura ospedaliera. Non è un segreto che l’ospedale Moscati, così come altri nosocomi del casertano, lamenta una carenza di personale. Molti gli episodi che hanno reso evidente un problema spesso affrontato, ma mai completamente risolto. A volte i segni del disagio si mostrano in quelle piccolezze che, guardate con attenzione, svelano problematicità molto più vaste e stratificate di quanto possono sembrare a prima vista.

dal Corriere di Caserta, sabato 17.11.07 (di Stella Bruni)

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