Welfare, si ricorre al voto di fiducia

di Antonio Taglialatela

Camera dei DeputatiROMA. Alla fine si ricorrerà alla fiducia per l’approvazione del protocollo sul welfare. Non si contano le critiche all’interno dell’Unione.

“E’ un passo indietro. Ancora un tradimento nei confronti dei lavoratori. Siamo insoddisfatti. E’ un nuovo colpo ai diritti dei lavoratori”, dice Pino Sgobio dei Comunisti Italiani. “Un governo che si pone così significa che non è autonomo da Confindustria”, commenta Augusto Rocchi, capogruppo di Rifondazione in Commissione Lavoro. Addirittura si vocifera che Rifondazione voterebbe la fiducia ma subito dopo annuncerebbe l’uscita dal governo. La sinistra radicale è a favore del testo modificato dalla Commissione lavoro, mentre i diniani sono per il testo originale, quello firmato con sindacati e Confindustria, altrimenti minacciano di non votarlo. Da stamani, il premier Romano Prodi e il ministro del Lavoro Cesare Damiano sono al lavoro per la stesura del testo e cercano una soluzione che metta d’accordo tutti. Ma sembra proprio che non ci sia altra strada oltre a quella della fiducia. La Camera, dunque, sarà chiamata ad approvare in toto l’accordo firmato da sindacati e industriali e approvato da 5 milioni di italiani con il recente referendum nei luoghi di lavoro. Il via libera di Montecitorio deve arrivare entro giovedì 29 novembre.

Il ricorso alla fiducia sarà il 23esimo del mandato del governo Prodi. Prima di questa sul Welfare, 18 sono state le richieste di fiducia su singoli provvedimenti (10 alla Camera e 8 al Senato) e quattro le votazioni politiche: le due al momento dell’insediamento e le altre due dopo la crisi di febbraio (politica estera) e il conseguente rinvio alle Camere da parte del presidente della Repubblica. Il governo Berlusconi, invece, in cinque anni di mandato è ricorso alla fiducia 50 volte: 29 nella prima parte (tre anni e dieci mesi), 19 nella seconda (nove mesi e mezzo), più i due voti iniziali.

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