Strage di Duisburg, parlano i genitori delle vittime

di Antonio Taglialatela

la cittadina calabra di San LucaSAN LUCA. In un’intervista al Tg1 la madre di Marco Marmo, considerato l’obiettivo numero 1 dei sicari che hanno compiuto la strage di Duisburg, dove il giovane è stato ucciso assieme ad altre cinque persone, ha detto che il figlio “non sapeva di niente e di nessuno”.

Disperata, la signora Antonia Giorgi ha escluso che Marco fosse implicato nell’omicidio, avvenuto nel Natale scorso, di Maria Strangio Nirta, moglie del boss Giovanni Nirta, cosa che costituirebbe il movente della carneficina. “Se mio figlio aveva ucciso Maria Strangio, perchè la legge non gli ha messo le manette?”. A parlare anche la signora Teresa, madre di Francesco G., il diciassettenne anch’egli morto sotto i colpi dei sicari. “Questa è stata la strage degli innocenti”, ha detto la donna a don Pino Strangio, che stamani ha celebrato la messa nel santuario della Madonna di Polsi ed ha rivolto un appello affinché ci sia pace e riconciliazione. Non ho nessuna intenzione di perdonare chi ha commesso questo orribile scempio”, ha detto Maria Carlino, madre dei fratelli Marco e Francesco Pergola, altre due vittime. In Germania – ha continuato – i miei due figli erano venuti solamente per lavorare e non hanno mai saputo niente di mafia, droga o altri traffici”.

Intanto, prosegue l’indagine italo-tedesca sulla strade. Sarebbero sei le persone sulle quali si sta concentrando l’attenzione degli investigatori italiani. Sei persone citate in un rapporto presentato dai carabinieri alla procura antimafia di Reggio Calabria che contiene un elenco complessivo di cinquanta nomi, con rispettivi ruoli e incarichi, delle famiglie protagoniste della faida di San Luca. Secondo gli inquirenti, il commando armato sarebbe partito proprio da San Luca per poi ritornarci rapidamente subito dopo la strage. Il “Der Spiegel” ha poi rivelato che il ristorante “da Bruno”, dinanzi al quale si è verificata la carneficina, era noto già dal 1992 agli inquirenti tedeschi come una “base per il traffico di droga e di denaro falso”.

Incerta, al momento, la data del rientro delle salme in Italia e quella dei funerali.

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