Quale turismo per Aversa?

di Redazione

Piazza MunicipioAVERSA. Molti politici, parlando di turismo locale usano frasi come: “…Aversa è una città con una spiccata vocazione per il turismo culturale…”, “…lo sviluppo della città non può prescindere dall’incremento dell’offerta di eventi culturali…”, “…occorre valorizzare il nostro patrimonio artistico e monumentale…” e via cianciando.

Per affrontare seriamente il problema, penso, occorra prima di tutto chiarire cosa si intende per “vocazione turistica” e quante centinaia di milioni di euro si hanno a disposizione per svilupparla e sostenerla. Viviamo in una città, che grazie ai tanti musei, pinacoteche e gallerie, sembra nata per accogliere appassionati d’arte? Una città che grazie alle decine di manifestazioni di respiro internazionale raccoglie appassionati di musica colta provenienti da tutti i paesi del mondo? Siamo conosciuti, apprezzati e pubblicizzati sulle più rinomate riviste mondiali per i nostri favolosi percorsi eno-gastronomici? NO!

Ma siamo realisti. Al momento non abbiamo nulla di tutto questo. Le città a vocazione turistica sono ben altre. Illudersi che Aversa possa, allo stato attuale, diventare un polo d’attrazione per turisti, italiani o stranieri che siano, è solo una pia illusione, dettata più da uno sfrenato campanilismo che da un vero e proprio ragionamento logico. Ammettendo, poi, che siano stati già aperti i musei e le gallerie d’arte, che i percorsi eno-gastronomici siano già ampiamente conosciuti a livello mondiale e che le grandi star dello spettacolo stiano fremendo, impazienti di venire in città, vi siete mai chiesti dove li ospiteremmo? Le centinaia di pullman turistici dove parcheggerebbero? Quali Guide Turistiche si occuperebbero di loro? Quella specie di capanna dello Zio Tom in Via Vito di Jasi, promossa a Ufficio Turistico, sarebbe un biglietto da visita degno di una città con quasi mille anni di storia? Per incidere in maniera significativa nel tessuto economico di una città di sessantamila abitanti non bastano mica gli ospiti paganti di due alberghi. Certo, sono ottimi alberghi ma, purtroppo, sono solo due.

Porta NapoliLe città che vivono di turismo o che dal turismo traggono cospicue percentuali del proprio PIL (Prodotto Interno Lordo) sono dotate di infrastrutture in grado di ospitare migliaia e migliaia di persone. Persone che, ogni giorno, devono mangiare, dormire, viaggiare ecc. Persone che in cambio di moneta sonante pretendono qualità, sicurezza e attenzione. La città a questo tipo di turismo non è pronta e, se mai lo sarà, non potrà che esserlo tra un bel po’ di anni e dopo degli investimenti (pubblici e privati) di milioni di euro.

Anche a chi scrive farebbe un immenso piacere poter vivere in una città d’arte tipo Perugia, Firenze, Siena, Parma ecc., ma i sogni ad occhi aperti durano poco. Analizzando senza pregiudizi di sorta, l’attuale “stato” della città, la ragione ha il sopravvento sul cuore e la dura realtà balza di nuovo davanti agli occhi. Immondizia, incuria, sciatteria.

Molti passi avanti sono stati fatti ma tantissimo rimane ancora da fare. Per questi motivi penso che occorra puntare proprio sulla tanto vituperata “movida”, ovvero sul turismo mordi, paga e fuggi legato al tempo libero serale. La città, vogliano o non vogliano i residenti di alcune strade, si sta caratterizzando per la vita notturna, animata da decine di migliaia di giovani e meno giovani, provenienti dall’agro aversano, dalla provincia di Caserta sud e da quella di Napoli nord. Secondo il mio modesto parere, è un’occasione da non perdere. E’ l’unica vera, nuova opportunità economica offerta alla città da trent’anni a questa parte. Morta l’agricoltura, fallita l’industrializzazione, in difficoltà il commercio, mai decollato il terziario, l’unico settore che tira (nessun doppio senso…please) e il settore legato al tempo libero. L’apertura di decine e decine di bar, ristoranti, pub, pizzerie, gelaterie, ha posto, volendo o non volendo, Aversa ai primi posti della classifica delle città dove è possibile passare una, più o meno piacevole, serata fuori casa. Anche se questo tipo di turismo non è minimamente paragonabile a quello classico e/o culturale, bisogna pur convenire che dal punto di vista economico ha un peso notevolissimo. Ormai migliaia di persone vivono, alcune anche molto bene, grazie alla “movida”. Il sabato sera, per esempio, è praticamente impossibile trovare al primo colpo un tavolo libero in una pizzeria o in un locale dove si fa musica dal vivo. Alcuni parcheggiatori (abusivi) fatturano (in nero) cifre da capogiro.

Ovviamente l’onda positiva va “cavalcata”. Prima di tutto devono essere assicurate le condizioni minime di vivibilità per i residenti delle tristemente note strade cittadine invase dai “gaudenti nottambuli”. Questo è un punto inderogabile. Secondo: devono essere assicurate le condizioni di massima sicurezza per cittadini e visitatori. Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili Urbani, Protezione Civile tutti insieme devono intensificare gli interventi di rispettiva competenza per garantire la tranquillità ed il vivere civile nelle ore notturne. Il Comune deve assicurare l’illuminazione pubblica in tutte le strade e piazze potenzialmente interessate dal fenomeno. I parcheggi devono essere custoditi da personale qualificato (non da drogati). Le tariffe di occupazione di suolo pubblico devono essere drasticamente diminuite. Meglio tavolini e sedie, nelle piazze, che auto e motociclette parcheggiate alla rinfusa o, peggio ancora “monnezza”. I Vigili Sanitari dell’A.S.L. devono intensificare i controlli per garantire la qualità dei prodotti alimentari venduti. I privati si devono organizzare per pubblicizzare adeguatamente le loro attività. Il Comune si deve attivare per migliorare l’arredo urbano e aumentare il verde pubblico. Gli Ispettori del Lavoro devono accertare e sanzionare le eventuali situazioni legate allo sfruttamento di lavoratori extracomunitari. Lavoratori che, essendo sottopagati, spesso, sono preferiti agli italiani.

Insomma, le cose da fare sono moltissime. Io mi sforzerò di ripetere fino alla nausea che è una occasione da non perdere, sperando che non sia l’ultima!

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