La memoria corta dei razzisti

di Redazione

Africana

Si, è proprio così. Per essere razzista, in Italia, bisogna avere proprio la memoria corta. I razzisti dimenticano o ignorano del tutto, le sofferenze di milioni di nostri connazionali che, in tre ondate successive, dal 1875 al 1915 (15 milioni), dal 1916 al 1945 (5 milioni) e dal 1946 al 1960 (5 milioni) furono costretti ad emigrare all’estero per povertà e fame.

La maggioranza assoluta degli emigranti era, infatti, composta da analfabeti e poveri contadini, artigiani, operai, provenienti da ogni regione d’Italia. Nell’albero genealogico di quasi tutte le famiglie italiane, spesso dimenticato o completamente ignorato, c’è un avo che, per indigenza, ha dovuto emigrare in Brasile, negli Stati Uniti, in Argentina, in Venezuela ecc.

I nostri bisnonni, nonni e zii che partivano per un’avventura più grande di loro, spesso senza alcun’istruzione, con pochissime lire in tasca, senza conoscere le più elementari norme igieniche, a volte senza documenti, si trovavano catapultati in un mondo per loro completamente estraneo. Viaggiavano come animali ed erano accolti e trattati ancora peggio. Erano milioni. Non conoscevano le lingue. Si riunivano in gruppi chiusi e restii a qualsiasi contatto con l’esterno. Per questo furono duramente e costantemente perseguitati. I razzisti dovrebbero capire che le assurde accuse che oggi muovono agli stranieri in Italia coincidono esattamente con quelle rivolte agli italiani all’estero fino a pochissimi anni fa.

Se si discrimina un marocchino, solo perché è un marocchino, non ci si può indignare se uno svizzero discrimina un nostro connazionale, solo perché è italiano. Certo, non neghiamo che moltissimi immigrati sono usi commettere reati gravi. Ovviamente, vanno perseguiti, ma né più né meno degli italiani.

Bisogna distinguere la persona e i propri comportamenti sociali dalla nazione di provenienza. Non si può definire un albanese delinquente per antonomasia.

Non è corretto né sensato. Si rischia di ghettizzare quell’etnia consegnandola, per davvero, nelle mani della criminalità organizzata.

Non bisogna, inoltre, dimenticare gli orrori e le violenze che hanno commesso i nostri connazionali in ogni parte del mondo.

Non bisogna dimenticare i casi dei bambini venduti per diventare schiavi nelle fabbriche francesi e brasiliane; la maggior parte proveniva dalla provincia di Caserta e da quelle di Campobasso, di Parma e di Chiavari.

Non bisogna dimenticare le donne “date in fitto” agli “sfruttatori” per esercitare il mestiere più antico del mondo sui marciapiedi e nei bordelli delle grandi città.

La miseria e l’ignoranza hanno sempre condizionato la vita degli emigranti, anche degli italiani.

Non bisogna dimenticare, però, che nonostante le discriminazioni, ormai, quasi tutti i nostri connazionali all’estero si sono conquistati il rispetto e la considerazione delle società in cui vivono.

Questo è il risultato della diminuzione progressiva delle discriminazioni razziali, che sono andate scemando anno dopo anno, lasciando loro la possibilità di emanciparsi.

Anche gli immigrati stranieri in Italia, gradualmente, s’integreranno per creare una pacifica società multietnica e multiculturale. Per fare questo, però, c’è bisogno di tempo e dell’aiuto di tutta la popolazione. I razzisti non fanno altro che rinforzare, all’interno delle varie etnie i malavitosi e quelli che sono venuti in Italia solo perché è un terreno fertile per qualsiasi impresa criminale.

E’ ovvio che tolleranza non significa, però, accettare tutto e tutti ad occhi chiusi.

La maggioranza dei cittadini di una nazione ha il diritto di mantenere le proprie tradizioni, rispettando quelle degli altri nella misura in cui queste non minano alle fondamenta le libertà civili duramente conquistate e, conseguentemente, la pace sociale.

Lo scontro ideologico che vede da una parte gli intolleranti che chiedono di erigere muri, barriere, contingenti d’ingresso, fogli di via ecc. perché hanno la convinzione che si debba evitare la presenza sul territorio d’etnie troppo diverse dalla nostra e, dall’altra, i tolleranti che vedono con buon occhio qualsiasi nuovo arrivato pensando di poterlo facilmente integrare nella società, secondo me va superato.

Oltre a non risolvere il problema, serve solo a rinforzare la posizione dei razzisti e degli xenofobi.

In una società dove prevale risentimento e preconcetto nei confronti degli immigrati, è una società destinata a vedere sempre più acuite le contrapposizioni razziali (come nel caso della famosa manifestazione dei cinesi a Milano) e, di solito, quando si creano queste situazioni a beneficiarne sono solo le forze più estremiste, sia da un lato sia dall’altro.

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