Festa della Repubblica, il discorso di Napolitano

di Redazione

Giorgio NapolitanoROMA. Il testo ed il video del messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della Festa Nazionale della Repubblica.

Vi ho un anno fa rivolto i miei primi auguri per la Festa della Repubblica. Ve li rinnovo oggi con sentimenti di sincera vicinanza personale. E’ una ricorrenza da celebrare in spirito di unità: cittadini, istituzioni, Forze Armate, italiani all’estero. Ed è l’occasione per gettare un breve, sereno sguardo sul cammino compiuto nell’ultimo anno e sul futuro che ci sta davanti.Non spetta a me, sia chiaro, dare giudizi sull’azione di governo: non interferisco nel dibattito tra gli opposti schieramenti politici. Ma posso e sento di dover dire grazie a quanti di voi – imprenditori, lavoratori, contribuenti sensibili al dovere civico – hanno reso possibile la ripresa dell’economia, che è tornata a crescere, e il miglioramento dei conti pubblici. Un miglioramento, una ripresa che non sono sufficienti, che debbono andare al di là dei risultati già raggiunti. E ciò richiede ulteriori sforzi. Avendo di mira la creazione di ancora maggiori possibilità di lavoro, soprattutto in alcune parti del paese. E guardando alla sfida dell’innovazione, della partecipazione all’Europa, della competizione globale: perché è di qui che passa lo sviluppo, e il ruolo, dell’Italia nel prossimo avvenire. E’ una sfida che ci impegna tutti, dalle imprese allo Stato. Faccia ciascuno la sua parte, fino in fondo, con coerenza. Di certo, la macchina istituzionale e burocratica resta pesante e costosa. E’ indispensabile alleggerirla, renderla più razionale ed efficace, diminuirne i costi. Si impone perciò sobrietà e rigore nei bilanci pubblici, nei comportamenti pubblici. Il sistema politico e le istituzioni rappresentative, a cominciare dal Parlamento, possono riguadagnare credibilità e prestigio tra i cittadini solo affrontando i cambiamenti necessari. Non si può continuare a parlarne senza giungere a conclusioni concrete. Da una parte bisogna avere il senso del limite e della responsabilità nel denunciare quel che non va; se si fa di tutte le erbe un fascio, si semina ulteriore sfiducia, non si aiuta la definizione di obiettivi precisi di rinnovamento. E dall’altra parte si deve sapere che per rinnovare la politica e le sue regole, i meccanismi elettorali e le istituzioni, non c’è altra strada che quella di confronti e accordi tra le forze presenti in Parlamento e in altre Assemblee elettive. Importanti sono le sollecitazioni che possono venire dall’opinione pubblica, dalle forze sociali e culturali, e da una maggiore partecipazione dei cittadini: ma nulla può sostituire la ricerca di intese, la scelta di soluzioni largamente condivise in Parlamento, specie per riforme di ampio respiro che ormai si impongono nell’interesse generale. E dunque mi chiedo: si può trovare ora, nonostante le difficoltà, questo terreno comune tra forze di maggioranza e di opposizione, senza confondere i ruoli, senza attenuare la gara per il governo del paese? Continuo a credere che sia possibile, e a ripetere il mio appello in questo senso. E’ in giuoco il nostro comune futuro.

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