Cominciano gli interrogatori di garanzia

di Redazione

TribunaleCASERTA. Il giorno della verità. Oggi a mezzogiorno si presenteranno dinanzi al gip Giuseppe Meccariello, il giudice che ne ha ordinato l’arresto, per spiegare, raccontare, giustificare scambi di denaro e di favori, bustarelle e gare truccate, agevolazioni agli amici e ai grandi elettori.

Oggi, da mezzogiorno in poi, Domenico Bove e Giacomo Caterino, i due consiglieri provinciali dell’Udeur, i due soci, come loro stessi si definivano, dovranno rispondere alle domande del giudice e, probabilmente, anche a quelle dei due pubblici ministeri Alessandro Cimmino e Paolo Di Sciuva, che li hanno accusati di corruzione, abuso d’ufficio, falso e turbativa d’asta, di aver cioè pilotato gli appalti a vantaggio dello stesso Caterino e di un gruppo di amici di Bove, imprenditori della sua platea elettorale matesina. Sono Bove e Caterino i protagonisti principali della connection che ha trascinato nella bufera la Provincia di Caserta e il Comune di Alvignano, enti che – nella descrizione fatta nell’atto di accusa – erano nelle mani dei due, legati a filo doppio da un rapporto di amicizia e di interesse, prima ancora che di appartenenza allo stesso partito. Nessuna anticipazione sulla strategia difensiva. Non si sa ancora, infatti, se risponderanno alle contestazioni del gip o se preferiranno il silenzio, rinviando la richiesta di revoca della misura cautelare alla decisione del Tribunale del Riesame. Anthony AcconciaLa loro posizione, alla luce delle telefonate intercettate e dell’attività di riscontro fatta dai carabinieri del Reparto operativo di Caserta, sembra particolarmente grave. Inequivoche appaiono le conversazioni telefoniche tra Bove e Caterino, nel corso delle quali – documenta la misura cautelare – vengono definite le strategie di intervento per l’assegnazione delle gare per la realizzazione dei Centri impiego di Capua, Casal di Principe, Aversa e Piedimonte Matese. Telefonate che dimostrano anche, ha rilevato il gip, l’esistenza di un vincolo strettissimo tra i due consiglieri provinciali, legame che andava ben oltre le scelte politiche ed elettorali. Giacomo Caterino, infatti, è lui stesso imprenditore e titolare (attraverso un prestanome) dell’azienda che partecipava alla stessa gara d’appalto. Sempre oggi saranno interrogati Sergio Romano e Antonio Simeone, ex assessori ad Alvignano, Comune del quale Bove è stato sindaco fino a due settimane fa, quando è stato sconfitto dal suo avversario storico, Angelo Di Costanzo, vittima – è riferito nella stessa ordinanza – di un tentativo di concussione da parte dello stesso Bove. Romano e Simeone rispondono di una serie di corruzioni e abusi d’ufficio, in relazione all’attività del Comune matesino. Domani, invece, l’interrogatorio di Mario Bove, medico dell’Asl e padre dell’ex sindaco di Allignano, agli arresti domciliari. E alle 16, quello di , direttore generale della Provincia, l’uomo di fiducia del presidente Alessandro De Franciscis, accusato di aver truccato, nella sua veste di presidente della commissione per l’aggiudicazione degli appalti, una delle gare per i Centri impiego e, soprattutto, di aver concorso alla falsificazione del parere della commissione urbanistica (di cui è presidente Mimmo Bove) per una variante al piano regolatore di Casagiove. È questo l’episodio più grave contestato al direttore generale dell’ente di corso Trieste, scoperto dai carabinieri nel corso delle indagini sulle mazzette ad Alvignano e documentato dalle telefonate tra Bove e Giacomo Caterino. La falsità del verbale, relativo a una riunione mai avvenuta, è stato testimoniato dagli altri componenti della commissione, che hanno negato di aver mai espresso pareri sulla modifica delle aree comprese nella variante. Un intervento che era stato sollecitato a Bove dallo stesso Acconcia, provocando la preoccupazione di Bove e Caterino i quali temevano che potesse essere toccata anche un’area di loro interesse. Ad Acconcia toccherà spiegare la ragione di quell’interesse su Casagiove, con il ridisegno della zona della 167. Interesse che, dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare, non appare spiegato.

Il Mattino (ROSARIA CAPACCHIONE)

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