Manifesto selvaggio, Corvino “richiama” Ferraro

di Redazione

Alba NuovaCASAL DI PRINCIPE. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Pasquale Corvino, candidato della lista “Alba Nuova”, sull’argomento del manifesto selvaggio.

“Ho letto sulla stampa che Sebastiano Ferraro ha individuato nell’attacchinaggio indiscriminato lo strumento per accrescere consensi. C’è da ipotizzare che anche quei candidati che avevano preferito fare a meno di questa tecnica pubblicitaria, dopo le profonde riflessioni di Sebastiano, daranno vita ad una ulteriore e pazzesca corsa all’affissione. Alla data di oggi, numero più, numero meno, per far fronte alla pubblicità elettorale solo a Casal di Principe, è stata disboscata mezza foresta amazzonica. La città è completamente tappezzata; la girandola di volti e di slogan è vorticosa. Non sono stati risparmiati i pali della luce, la segnaletica, niente. Dovunque c’è uno spazio al suo posto campeggia un volto, molti dei quali per nulla gradevoli, a prescindere dal sesso di provenienza. Perciò non mi pare una scelta saggia, quella di qualche testata, di sponsorizzare il pensiero di un candidato se questo tenderà ad aggravare una situazione già complicata di suo. Comunque sia espongo alcune riflessioni circa l’attacchinaggio e la sua inutilità nella speranza che sulla stampa non siano supportate solo le opinioni di alcuni. Se ad attaccare manifesti nei cosiddetti punti strategici fosse un solo candidato o al massimo due o tre, sicuramente l’impatto per l’accrescimento della notorietà sarebbe efficace. Ma, dal momento che i volti “appesi” sono ben oltre il centinaio, si crea unicamente una gran confusione di slogan e simboli, cognomi e colori: nella testa della gente si forma un immenso blob nel quale è perfino difficile districarsi. Tutto questo sbracciarsi, inoltre, sta cominciando ad infastidire l’elettorato che si sente tirato per la giacchetta da più parti. I casalesi, che più di qualcuno continua a considerare plebaglia al pari d’una ricarica telefonica usa e getta, sono usciti da tempo dal medioevo ed escluse poche sacche di vera disperazione sensibile al regaluccio in euro o elettrodomestici, sono per la maggior parte un popolo politicamente maturo che sceglie, decide e vota indipendentemente dal manifesto. Di gente che s’impressiona di fronte alla potenza di fuoco pubblicitaria ne è rimasta veramente poca. Allora, come consigliavo ad un candidato ecologista che malgrado la sensibilità etica di cui è dotato non si è risparmiato il suo pezzetto di foresta amazzonica, se proprio si decide di buttar via qualche migliaio di euro in effimeri manifesti, non sarebbe meglio comprare e regalare agli elettori lampadine a risparmio energetico? Così potrebbero illuminarsi a basso costo e facendolo ringrazierebbero anche quel benefattore illuminato, appunto, che da privato nel frattempo si sarebbe trasformato in pubblico! (forse quest’ultimo passaggio è sintatticamente criptico nella forma, ma è sicuramente comprensibile nella sostanza). Con i miei compagni d’avventura, quelli di Alba Nuova, abbiamo deciso a priori di risparmiare energie nell’attacchinaggio ed abbiamo invece scelto di spenderci negli incontri pubblici con l’elettorato. In sostanza abbiamo tentato di restituire valore alla parola detta e data facendolo diventare impegno pubblico preso in pubblica piazza e pertanto più suscettibile d’essere mantenuto. Abbiamo privilegiato il contatto diretto non con la singola famiglia, la singola entità elettorale, ma la collettività, con le sue esigenze, i suoi bisogni ed i suoi sogni. Qualcuno pensa e declama che l’era del comizio è tramontata da tempo, ed infatti, la crisi della politica e della rappresentanza democratica dei partiti si esprime proprio in quell’ostinato distacco dalla città intesa come patrimonio collettivo di anime e speranze. Siccome ci teniamo a recuperare il rapporto con la città stiamo andando in tutte le piazze nella convinzione che l’elettorato apprezza molto di più chi si assume responsabilità in pubblico consesso. Sentirsi osservati da un torvo sguardo affisso statico ad un muro sgarrupato può perfino procurare un certo disagio interiore. L’innovazione vera in questi tempi moderni è proprio quella di restituire valore alle parole!”.

Cortesi saluti

PASQUALE CORVINO

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