Sos del Wwf al Comune per la differenziata

di Redazione

WWFAVERSA. «Dare il via immediatamente alla raccolta differenziata integrata con il sistema del porta a porta per risolvere il problema dei rifiuti ad Aversa. Problema che ha assunto negli ultimi giorni proporzioni tali da diventare uno dei maggiori, non solo di tipo ecologico e sanitario ma anche una fonte di preoccupazione sociale (vedi anche il risvolto occupazionale che ne deriva) della città».

La sezione cittadina “Contea Normanna ” del Wwf, da sempre attenta ai problemi ambientali della città, lancia il grido di allarme, l’ennesimo) e tenta di dare un suggerimento agli amministratori cittadini indicando «la soluzione più “indolore” possibile per il migliore sistema di gestione dello smaltimento dei rifiuti». «Quando un oggetto o un materiale ha finito di svolgere il compito per il quale è stato creato, -afferma Alessandro Gatto, esponente di primo piano degli ambientalisti cittadini- viene chiamato rifiuto. In realtà, il rifiuto è il punto di partenza per nuove vite: innanzitutto quella del riutilizzo e poi quella del riciclaggio. Chiudere il cerchio (comportandosi come la natura) è un’operazione WWFche richiede la presenza di molte persone, ma esiste un primo fondamentale gesto che tutti dobbiamo fare quotidianamente: la raccolta differenziata». Il Wwf passa, poi, ad un esempio pratico: «Buttare una bottiglia di vetro o per meglio dire, riutilizzarla come vuoto a rendere il più possibile e poi gettarla in un contenitore dove c’è la scritta “raccolta vetro”, significa che da quel momento il cerchio, aperto con la creazione della bottiglia, si potrà chiudere. E la stessa cosa vale per tutti gli altri materiali che noi scartiamo: non solo carta e cartoni, plastiche, alluminio, legno, tutti riciclabili ma anche quelli che possono essere dannosi come le pile esaurite, i farmaci scaduti, le batterie delle automobili». Ma per Gatto e compagni ad Aversa si deve operare non solo per rientrare nelle previsioni del Decreto Ronchi che indicava una percentuale minima di differenziata del 35% da attuare entro il 2003, ma per andare oltre. Quindi, non raccolta differenziata di tipo aggiuntivo, ma di tipo integrato. «Con questo termine -spiega Gatto- si intende un modello di raccolta che non è avulso dal circuito di raccolta del rifiuto indifferenziato, con il quale anzi si deve “integrare”; un modello che tendenzialmente privilegia la personalizzazione dei servizi, ovvero la messa a disposizione di servizi “su misura” delle differenti categorie di produttori dei rifiuti. Per esemplificare: se con il sistema aggiuntivo tutti i produttori di rifiuto vetroso (famiglie, bar, ristoranti, chioschi, dovevano conferire le bottiglie vuote allo stesso contenitore, ora si tratta di fornire un servizio di migliore qualità, che faciliti il compito del conferimento separato alle differenti categorie di produttori. Ad esempio, dotando gli esercizi pubblici di propri contenitori, con frequenza di svuotamento specificamente studiate per rispondere alle loro esigenze. Un modello, quello integrato, che privilegia le raccolte domiciliari capillarizzate ed obbligatorie».

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