Berlusconi: Italia nella lista degli “inaffidabili”

di Antonio Taglialatela

D'Alema-BerlusconiIl leader di Forza Italia attacca la politica estera del governo Prodi: “L’Italia è diventata nemica degli Stati Uniti”. Ma D’Alema replica: “Non siamo anti-americani e siamo amici dei paesi arabi”.

Da uno dei migliori amici dell’America a paese traditore e nemico. Ecco cosa è diventata l’Italia, secondo Silvio Berlusconi, nei confronti degli Stati Uniti. L’analisi dell’attuale politica estera del vicepremier e ministro degli esteri, Massimo D’Alema, il leader di Forza Italia l’ha espletata telefonicamente intervenendo alla festa del partito “NeveAzzurra”,a Roccaraso, in Abruzzo. Berlusconi-BushL’Italia, secondo l’ex presidente del consiglio “è ostaggio della Francia e nemica degli Usa”, e per la sua posizione è stata messa da tempo dagli statunitensi “nella lista dei Paesi su cui non può contare”. Per Berlusconi, l’attuale governo di centrosinistra, vessato dalla sinistra radicale e massimalista, strizzerebbe l’occhio a Hezbollah, rimprovera la politica di Israele (“l’unico avamposto di democrazia nel Medio Oriente”) e critica le scelte di George W. Bush, grande amico del Cavaliere, con il quale l’Italia ha condiviso l’intenso impegno della guerra irachena. Insomma, secondo Berlusconi, il governo di centrodestra aveva “una politica estera chiara e filo-occidentale” e ha ottenuto “un grande prestigio e una grande credibilità”. Ora, invece, “l’Italia è in asse con Parigi e Madrid”, è “serva dell’ambizione francese di diventare un pilastro nell’equilibrio euro-arabico”, con una politica basata “sull’esclusione degli Usa dall’influenza nel Mediterraneo e che ha come interlocutori, purtroppo, l’Iran di Ahmadinejad”. Trattasi, per farla breve, di una vera e propria “logica irresponsabile”. D'Alema-Abu MazenLe accuse di Berlusconi derivano dalle frasi con cui D’Alema ha criticato il piano Bush sull’Iraq. Infatti, il vicepremier, in visita nei paesi del Golfo, ha espressola sua forte contrarietà sulla decisione del presidente Bush di potenziare il contingente americano in Iraq con l’invio di altri 21.500 soldati. “Non se ne esce con l’aumento delle truppe”, ha dichiarato il D’Alema. La “forte impressione”, – ha detto – è che, nel piano Usa sull’Iraq, l’aspetto fondamentale continui ad essere quello dell’azione militare e del suo rafforzamento e questo aspetto non ci convince”. “La ricerca di una via d’uscita dalla situazione irachena non passa per un incremento della pressione militare, quanto piuttosto da un rafforzamento delle istituzioni, delle forze armate e di polizia a carattere multietnico e multireligioso, che siano in grado di prevenire lo scontro etnico”. Una posizione netta sulla situazione mediorientale, che D’Alema ha illustrato anche parlando dell’assoluta esigenza di creare “uno Stato palestinese al più presto”. Poi ha risposto direttamente alle accuse di Berlusconi. “Non siamo anti-americani e siamo amici dei paesi arabi. Come sempre. L’Italia è stata amica dei paesi arabi e amica di Israele. E collaboriamo anche con i grandi paesi mediterranei, come la Francia e la Spagna”. “Credo– ha aggiunto – che anche Berlusconi lo facesse o avrebbe dovuto farlo. Fa parte della politica italiana collaborare con i grandi paesi europei per sviluppare una iniziativa di pace, che non è rivolta contro gli Stati Uniti, ma tende anzi ad assolvere una responsabilità che è nostra e che non possiamo delegare a nessuno. Così come abbiamo fatto in Libano”. Il vicepremier, infine, ha detto: “L’attuale opposizione ha votato a favore di tutti i principali atti di politica estera compiuti dal governo, e quindi dovrebbe considerare anti-americana anche se stessa”.

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