Il caso Welby e le contraddizioni della Chiesa

di Antonio Taglialatela

Piergiorgio WelbyROMA. La Chiesa concede funerali religiosi a mafiosi…ma non a Welby. Così come dalla politica, si attendono “segnali forti” anchedalle istituzioni cattoliche.

 Marco PannellaROMA. Alla fine Welby si è spento. L’Italia laica e quella religiosa divisa tra possibilisti ed astensionisti, nel dilemma tra diritto alla morte ed obbligo alla vita, nel burocratico dubbio che spegnere una macchina sia come terminare le cure o se l’istigazione al suicidio sia come l’omicidio del consenziente. Non siamo allo scisma della Chiesa ma ad una scelta di campo sottolineata da segnali forti mentre i costituzionalisti delle Tavole si perdono in approfonditi studi e cavilli burocratico-religiosi secondo cui quello di Welby non è caso di eutanasia ma semplice rinuncia alla cura. E’ certo che la Chiesa Cattolica doveva dare un segnale forte e l’ha dato: niente funerali religiosi per Welby, suscitando l’ira e lo sdegno di parte dello stesso mondo Cattolico. Le Tavole parlano chiaro e il vescovo ausiliare di Roma, monsignor Fisichella, ha preferito un’interpretazione poco elastica dei dieci comandamenti. D’altronde non si era detto che di 10 se ne dovessero rispettare solo una parte. Ma nell’Italia dei segnali forti, dove i Radicali fanno una scelta di campo al fianco di Welby e dei suoi familiari, la Chiesa decide con preciso tempismo e dubbio equilibrio.

il Vescovo FisichellaForse la cosa non ha lo stesso peso ma sicuramente necessita di eguale misura se è vero, com’è vero, che vediamo quotidianamente come le mafie che invadono, logorano e annientano la dignità e il futuro di intere regioni d’Italia agiscano nell’assoluto silenzio della Chiesa, se non nella sua omertosa benedizione. Ci piacerebbe ricordare, infatti, da cattolici, che la mano insanguinata di chi è stato mandante ed esecutore di quello o di quell’altro omicidio, ha avuto o avrà funerali religiosi e, nel caso di qualche politico compiacente, anche gli onori dello Stato. In virtù di questi esempi, ci aspetteremmo segnali forti ed interpretazioni restrittive delle norme laiche e religiose per evitare il solito malcostume all’Italiana che ci vede arroganti coi più deboli e zerbini coi potenti. Perché anche le istituzioni religiose possono dare segnali forti. Perché tali segnali forti andrebbero pesati e misurati caso per caso. Perché se ci sono scelte da prendere ci sono a volte anche priorità di scelte che non allontanino la dottrina dalla vita reale. Perché soprattutto non vorremmo che, nella corsa ad evitare astensionismi alla Ponzio Pilato, si finisca per salvare Barabba al posto di Gesù.

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