Aversa, bike sharing: simbolo della resa all’inciviltà

di Livia Fattore

Il Bike sharing, ovvero il servizio pubblico di noleggio biciclette, con i suoi sette punti di stazionamento, rappresenta la più grande sconfitta dell’Aversa civile, la resa ai violenti e agli incivili. Stazioni divenute, con le loro colonnine divelte e ricoperte da erbacce, il monumento all’inciviltà, alla desolazione. Eppure, il via del servizio era stato salutato con grande enfasi. Il progetto, ufficialmente denominato «Ampliamento della Zona a Traffico Limitato (Ztl) e Punti di Snodo del Bike Sharing», rappresenta, di fatto, uno dei più grossi sprechi di danaro pubblico avvenuto ad Aversa.

Una frase altisonante per indicare il progetto, rientrante nei Programmi Integrati Urbani Piu Europa Città Medie, per il restyling di via Roma con la nuova maxi Ztl e i sette punti di Bike Sharing, dopo quattro anni esatti dall’ultimazione dei lavori, desolatamente distrutti e vuoti delle ben 35 biciclette, depositate dapprima in un angolo nascosto del palazzetto dello sport e, dopo un breve utilizzo, in chissà quale deposito comunale, con il rischio che perdano la propria funzionalità. Il servizio ha funzionato intorno alla primavera del 2018, per poi fermarsi definitivamente dopo che furono rubate tre biciclette di cui una recuperata.

«Il servizio bike sharing – ha dichiarato l’ex vicesindaco Michele Ronza – è stato voluto fortemente dall’amministrazione De Cristofaro. Con tantissimi sacrifici e a costo zero furono completati i lavori per far partire il servizio (non funzionava nulla né era installato il software per la consegna delle piastrine)». «Purtroppo, – continua Ronza – chi aveva proposto il progetto originario non aveva previsto che le biciclette elettriche potevano essere rubate e, nonostante l’impegno dei vigili urbani, non fu possibile evitare il furto di alcune di esse». La soluzione: «Unica cosa logica da fare – conclude l’ex numero due della precedente amministrazione – era ritirare le biciclette e creare un deterrente al furto delle stesse oppure, come proponeva il sindaco, delocalizzarle in punti più sicuri (cosa leggermente più complessa per ulteriori spese da sostenere). L’amministrazione De Cristofaro, il 3 luglio del 2018, su proposta dell’assessore Alfonso Oliva, deliberò un avviso pubblico con il quale si voleva affidare ad un soggetto sponsor la manutenzione e l’installazione di un sistema Gps antifurto sulle biciclette prima di metterle di nuovo in circolazione. Suggerisco alla nuova amministrazione di dar seguito al deliberato per risolvere il problema».

«Il disastro del bike sharing – ha dichiarato, da parte sua, il primo cittadino Alfonso Golia – è una eredità pesante del passato, una resa prematura ai ladri e ai vandali. Bisogna necessariamente tutelare le stazioni di sosta e lanciare realmente il servizio per evitare che i soldi spesi diventino uno spreco inutile». Insomma, ad oggi, probabilmente, per rimettere in sesto il servizio, soprattutto le stazioni di scambio, sarebbe necessaria una somma forse maggiore di quella iniziale. Quella degli sponsor con pubblicità sulle biciclette o presso i punti di stazionamento potrebbe essere una buona idea, ma occorre che, comunque, qualcuno segua la vicenda. In questo senso, il sindaco potrebbe delegare un assessore. Si potrebbero usare accorgimenti come quello di installare più postazioni in giro, anche più piccole (quelle standard erano di 8, mentre bastavano quelle da 2-4 bici) e magari un’applicazione Gps per sapere dove si trovassero le varie biciclette.

A dispetto delle informazioni sulla scarsa diffusione del servizio, c’era da registrare un discreto utilizzo delle biciclette che, di fatto, non hanno funzionato se non per un mese. È molto probabile, anzi certo, che se il servizio fosse andato avanti, molte persone si sarebbero aggiunte. Del resto, era abbastanza macchinoso anche l’utilizzo che poteva essere migliorato. Ad oggi solo tanti monumenti all’inciviltà disseminati per Aversa.

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