Aversa, legge antimafia e crisi d’impresa: confronto col professor De Ritis

di Redazione

Il professor avvocato Massimo Rubino De Ritis, ordinario di diritto commerciale nel dipartimento di Giurisprudenza di Santa Maria Capua Vetere e la dottoressa Federica Colucci, magistrato del Tribunale di Napoli, affronteranno il tema della “liquidazione dei beni aziendali e delle quote di società oggetto di misure preventive’’ nell’ambito del master in “Gestione e riutilizzo di aziende e beni confiscati” organizzato dall’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. L’incontro si svolgerà presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Napoli Nord, sito ad Aversa, in via Diaz 89, giovedì 13 dicembre, dalle ore 14 alle 18.

Il tema si presenta di grande interesse, in considerazione dei recenti interventi giudiziari che hanno avuto per oggetto beni aziendali, che, una volta confiscate, sono state riconvertite a fini sociali. La legge Antimafia è stata riformata con legge 17 ottobre 2017 numero 161 e con essa si sono volute velocizzare le misure di prevenzione, modificando la disciplina della Anbsc – Agenzia nazionale per amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Oggi, però, si pongono problemi di coordinamento con il diritto societario e soprattutto con la nuova disciplina sulla riforma delle crisi di impresa, approvata dal Consiglio di Ministri l’11 novembre scorso ed ancora in attesa di essere pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale.

“Lo studioso del diritto commerciale è sempre stato critico nell’utilizzo da parte del legislatore, in sede penale, di nozioni che appartengono al proprio campo scientifico e che spesso sono utilizzate impropriamente”, afferma il professor Rubino De Ritis in un recente editoriale pubblicato su giustiziacivile.com, la rivista diretta dal professor Giuseppe Conte, attuale premier. “Le disposizioni, emanate in riferimento a fattispecie criminali, – continua De Ritis – al momento della loro applicazione, necessitano spesso di uno sforzo interpretativo non indifferente, che comunque potrebbe essere evitato, attraverso un preventivo confronto con la comunità scientifica (prima che la legge venga promulgata) così da rendere la disciplina chiara e priva di contraddizioni”.

Per il docente dell’Ateneo Vanvitelliano, le carenze di norme circa fattispecie non prese in considerazione dal legislatore oppure vere e proprie contraddizioni tra le disposizioni del medesimo testo normativo (a causa del fenomeno opposto, ossia di disposizioni eccessive, che finiscono per regolare inutilmente la medesima situazione) sono stati i problemi che hanno di recente afflitto il legislatore italiano: “Oggi – conclude DeRitis – i medesimi problemi si pongono, dovendo coordinare la riforma della disciplina antimafia e quella della disciplina delle crisi di impresa, attuate in tempi e da mani diverse. Si tratta di risolvere problemi tecnici, di sicuro interesse pratico per gli operatori in genere e per gli amministratori giudiziari in particolare”.

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