Aversa, flop bike sharing: l’azione di qualche incivile non può danneggiare l’intera città

di Gabriella Ronza

Quando il Comune di Aversa lanciò il Bike Sharing (servizio di noleggio biciclette, ndr.) riscosse il plauso della città. Un’iniziativa all’avanguardia che poteva collocare Aversa al pari di grandi centri d’Italia. Le buone intenzioni c’erano tutte. I primi collaudi avvennero all’inizio dell’anno. Dopo quello del 2 marzo, l’amministrazione De Cristofaro si era mostrata particolarmente entusiasta e non aveva tutti i torti. Le premesse, infatti, erano più che positive. Il primo giorno di partenza del servizio corse subito ad iscriversi un cittadino, seguito nei giorni successivi da molti altri.

E allora perché, ad oggi, risulta un fallimento? Perché il reato del vandalo di turno si è trasformato presto in uno stigma collettivo pagato da tutti. La cittadinanza non era pronta a un servizio così moderno non per una questione di mentalità bensì perché doveva ipotizzare a monte l’azione di qualche indisciplinato. Quando iniziarono i furti, nel mese di aprile, le parole del sindaco De Cristofaro furono comprensibili: “Gli autori di questo gesto sono ignobili perché non hanno rubato solo una bicicletta ma un pezzo di collettività. […] Chi sa e ha visto, parli anche in modo anonimo. Isolate i delinquenti e i criminali, deve emergere il nostro alto senso civico. La stragrande maggioranza dei cittadini aversani sono persone perbene e non hanno nulla a che fare con questi personaggi. Evitiamo di essere additati per azioni ignobili e lottiamo tutti per il rispetto della legalità”.

Ora qualcuno dirà: perché “rispolverate” una vecchia notizia? Semplicemente perché è sorta, da parte di uno dei “malinconici” fruitori del servizio, la volontà di lasciare un contributo sul caso. “L’amministrazione comunale – ci racconta un giovane cittadino – inaugurò una bellissima iniziativa e mi dispiace che si sia dovuta stoppare così presto. Usavo il Bike Sharing quasi ogni giorno per andare all’università e, in generale, per andare in giro. Mi era comodo perché non avevo il pensiero di portarmi dietro la bicicletta, potevo andare in bici alla stazione e lasciarla nella postazione vicina, potevo andare all’università in bici se stavo facendo tardi e se volevo tornare a piedi al ritorno. C’era ovviamente qualcosa da migliorare. Bisognava installare più postazioni in giro, anche più piccole (quelle standard erano di 8, mentre bastavano quelle da 2-4 bici) e magari un’applicazione per sapere dove si trovassero le varie biciclette”.

Sui dubbi riguardanti la scarsa diffusione del servizio, il cittadino smentisce: “Ho visto gente su quelle bicicletta, non tantissima, ma c’era. Se il servizio fosse andato avanti, molte persone si sarebbero aggiunte. Ogni volta che ne noleggiavo una, ricordo che molti mi fermavano e mi chiedevano come fossi riuscite a prenderle e come il tutto funzionasse”.

Le parole di questo giovane sembrano solo avvalorare la validità del servizio e il desiderio di vederlo rinnovato. Un messaggio di speranza che fa presagire l’accoglienza sempre positiva della comunità per queste nuove iniziative. Tra l’altro, neanche l’amministrazione comunale aversana vuole arrendersi. Il consigliere Michele Galluccio è stato molto chiaro a proposito: “Non abbiamo abortito l’idea. All’epoca riuscimmo a recuperare anche una bicicletta rubata. Gli atti di vandalismo accadono ovunque. Per quanto riguarda questo servizio sono accaduti anche a Roma, ma ci deve essere collaborazione. Stiamo pensando di inserire, con il supporto di eventuali sponsor, un sistema gps per rintracciare le biciclette”. Resta, quindi, la speranza che, prima o poi, l’azione di un incivile non riuscirà a danneggiare l’intera comunità.

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