San Cipriano, il boss Luigi Venosa sterminò una famiglia nel 1982

di Redazione

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha inoltrato al giudice per le indagini preliminari una richiesta di archiviazione, per estinzione del reato determinata dalla morte del reo, in relazione alla vicenda criminale ricordata come la “strage della famiglia Martino”, un quadruplice omicidio commesso 36 anni fa.

La mattina del 7 settembre del 1982, Gioacchino Martino, un agricoltore di San Cipriano d’Aversa, si era recato sul suo appezzamento di terreno in compagnia della moglie Angelina Falco e del figlio primogenito Francesco Saverio Martino. Essendo il mese di settembre dedicato alla raccolta delle noci, ad aiutare Martino e i suoi familiari si erano recati sul fondo anche due braccianti agricoli: Armando Clausino e Giacomo Nobis. Per futili motivi, tutti loro, ad eccezione di Nobis, unico superstite, furono brutalmente assassinati, con numerosi colpi d’arma da fuoco, dal boss Luigi Venosa, alias “’O Cocchiere”, esponente di spicco del clan dei casalesi. Le indagini, compiute dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta, hanno preso le mosse dall’esigenza di colmare le lacune investigative determinate dal mancato approfondimento di una serie di notizie di reato scaturenti dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e relative ad una serie di omicidi risalenti ai primi anni ’80.

Gli inquirenti hanno ricostruito gli accadimenti di quella mattina del 1982, provvedendo a interrogare vecchi e nuovi pentiti e trovando numerosi riscontri alle loro dichiarazioni. E’ emerso in modo nitido un quadro indiziario grave nei confronti di Luigi Venosa, tanto da disporre nei suoi confronti, lo scorso 27 giugno, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Poi, il 7 agosto scorso, Venosa è deceduto, per cui si è proceduto alla revoca della richiesta cautelare e alla conseguente richiesta di archiviazione.

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