Aversa, chiusura Plesso Sant’Agostino: solo polemiche ma poche certezze per il futuro

di Antonio Arduino

Aversa – Leggere l’intervista rilasciata dall’assessore alla Pubblica istruzione, Emilio Caterino, a ‘Nero su Bianco’ per dire tutta la verità sul Plesso Sant’Agostino lascia perplessi. Perché affermare di avere, in pratica, scoperto che il Comune pagava una cifra di 130mila euro all’anno per il fitto dei locali di proprietà della Curia, cifra considerata eccessiva da Caterino, non costituisce di certo un elemento di novità. Uno spreco di denaro pubblico che il consigliere comunale Michele Galluccio, sia nella veste di assessore alla Pubblica istruzione che in quella di semplice consigliere, ha più volte sottolineato, denunciando anche dai media la necessità di cancellare questa spesa dell’ente locale, trovando una soluzione alternativa e dando indicazioni sul come sarebbe stato possibile realizzarla utilizzando una struttura scolastica dismessa presente in via Drengot.

Come se non bastasse c’è poi, stando a quanto riportato dal periodico locale, un’affermazione dell’assessore che, pur sottolineando di non prestare fede alle voci, riferisce una indiscrezione secondo cui la dirigente scolastica Emilia Tornincasa avrebbe evidenziato una differenza di trattamento tra il Plesso Sant’Agostino e la sede centrale del Secondo Circolo, privilegiando la sede centrale perché  frequentata dalla “élite” di Aversa,  trascurando il Plesso Sant’Agostino frequentato per lo più da studenti non aversani. Insomma, la dirigente scolastica avrebbe attuato una forma di discriminazione, cosa che, stando ai fatti, non sembra rispondere alla verità. Perché negli ultimi due anni, in particolare, la dirigente ha combattuto con il sindaco  Enrico De Cristofaro e l’ex assessore alla Pubblica istruzione, Federica Turco, predecessore di Caterino, per garantire la sicurezza degli alunni messa a rischio dalla continua apertura del portone d’ingresso, comune al plesso scolastico e alla Caritas, dalla presenza  di senzatetto  che occupavano le aule  durante la notte, lasciando spesso segni ben visibili della loro presenza, e dalla mancanza di un punto di raccolta sicuro per alunni e personale, da utilizzare in caso di emergenza.

Quanto alla chiusura del plesso dovuta alla caduta di calcinacci e imposta dal conseguente intervento dei Vigili del Fuoco, dell’8 gennaio, se le cose stanno proprio così, dal momento che la caduta di calcinacci in un’aula avrebbe messo in forse la sicurezza e la solidità dell’intero plesso, sembra logico chiedersi come sia possibile che le altre due realtà presenti nello stesso edificio e contigue al plesso scolastico, quali sono la Caritas e una scuola privata, abbiano potuto e possono continuare ad operare in sicurezza senza essere interessate da un analogo provvedimento di chiusura quanto meno cautelativa? Anche a queste domande bisogna dare risposta se davvero si vuol dire la verità sulla vicenda del Sant’Agostino.

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