Lombardia, Maroni: “Non mi ricandido. Di Maio? Italia finirebbe come Spelacchio”

di Redazione

Roberto Maroni ha confermato alla riunione di Giunta che non si ricandiderà “per motivi personali” alla presidenza della Lombardia. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate, Maroni avrebbe indicato nell’ex sindaco di Varese, il leghista Attilio Fontana, il candidato a succedergli nelle elezioni del 4 marzo. In una conferenza stampa a Palazzo Lombardia, Maroni spiega che la sua “è una decisione che ho preso in piena autonomia, sulla base di valutazioni personali, condivisa tempo fa con Salvini e Berlusconi. Non c’entra con la salute ed è una scelta per la quale chiedo a tutti il rispetto”. Ed ha aggiunto: “Non ho pretese o richieste da fare, non vado in pensione e resto naturalmente a disposizione se dovesse servire. So come si governa”.

Maroni ha anche parlato delle elezioni politiche. “Conosco la responsabilità di governo e ho una sola preoccupazione: che la possano assumere persone come Di Maio, che è una Raggi al cubo. Se va al governo lui, l’Italia rischia di diventare Spelacchio”. Spelacchio è l’albero di Natale di Roma che ha suscitato polemiche.

Interpellato su possibili dissidi col segretario del suo partito, ha spiegato che Matteo Salvini ha preso “possono essere discusse e discutibili, ma tutte le decisioni del mio segretario le accetto per principio: la mia decisione nulla ha a che fare con Salvini, discordanze o dissidi. Salvini premier è una prospettiva che condivido e sostengo”.

Nella conferenza stampa ha posto l’accento sull’autonomia della Lombardia, dopo il referendum dello scorso ottobre. “L’autonomia – ha detto – sarà fatta entro le elezioni, possiamo concludere in bellezza e aprire una prospettiva straordinaria per la Lombardia”. Per il governatore “è la sfida conclusiva del mio mandato che si concluderà il 4 marzo, una sfida che voglio vincere: il 22 ottobre è stato un referendum storico, una sfida epocale. Abbiamo iniziato una trattativa col governo – ha aggiunto il presidente della Lombardia – senza il referendum non ci sarebbero stati i tavoli territoriali. Sono 23 le materie che possono essere trasferite. E il mio obiettivo è quello di firmare l’accordo entro le elezioni, possibilmente entro fine gennaio, sia sulle competenze sia sulle risorse. Domani a Roma spero di chiudere già sulle competenze”.  La notizia del passo indietro di Maroni era già emersa nella serata di domenica durante il vertice ad Arcore tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

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