Estorsioni, colpo alla mafia agrigentina: coinvolto un sindaco

di Redazione

Decapitati i vertici di cosa nostra dell’Agrigentino. I carabinieri del comando provinciale di Agrigento hanno eseguito cinquantasei ordinanze di custodia cautelare emesse nei confronti dei vertici dei mandamenti e delle famiglie mafiose. L’operazione ha di fatto disarticolato i mandamenti di Santa Elisabetta e Sciacca e sedici famiglie mafiose della provincia.

Tra gli arrestati per concorso esterno in associazione mafiosa anche il sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, eletto alle ultime amministrative. I pm della dda di Palermo gli contestano di avere concordato le candidature delle ultime comunali del 2014 con esponenti mafiosi di vertice del suo paese e fatto illecite pressioni nell’assegnazione di appalti. Nel mirino anche esponenti delle cosche di Caltanissetta, Palermo, Enna, Ragusa e Catania.

L’indagine, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Claudio Camilleri, ha svelato legami tra le cosche locali e la mafia di tutte le province della Sicilia e le ‘ndrine calabresi. Accertate anche estorsioni a 27 aziende ed un vasto traffico di droga. Gli affiliati avrebbero chiesto il pizzo alle cooperative per la gestione degli immigrati richiedenti asilo. Sette società riconducibili ai clan sono state sequestrate.

L’imponente blitz, è stato coordinato dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo è stato denominato “Operazione Montagna”, è stato eseguito da 400 militari, supportati da un elicottero, dallo squadrone eliportato cacciatori Sicilia e da unità cinofile. In carcere, tra gli altri, è finito Francesco Fragapane, 37 anni, figlio dello storico capomafia di Santa Elisabetta Salvatore, da anni ergastolano al 41 bis. Scarcerato nel 2012 dopo aver scontato sei anni di prigione, Fragapane ha ricostituito e retto lo storico mandamento che comprende tutta l’area montana dell’agrigentino e i paesi di Raffadali, Aragona, Sant’Angelo Muxaro e San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cammarata e San Giovanni Gemini. Fragapane era poi stato riarrestato e nuovamente liberato la scorsa estate: attualmente era sorvegliato speciale. Nell’inchiesta sono coinvolti diversi familiari del padrino di Agrigento e capimafia a lui alleati.

Sequestrate le aziende V. & F. Group srl di Agrigento, Mg Giochi di Traina Nazarena con sede a Cammarata, il centro scommesse “GoldBet” di corso Umberto I a Casteltermini e LI.Ve.Ca. srl con sede a Racalmuto. Sigilli anche ai patrimoni aziendali delle imprese individuali di Stefano Valenti, Gerlando Valenti e Vincenzo Spoto.

Agli atti dell’indagine un’intercettazione in cui due uomini danno fuoco ad un escavatore. Ma si rammaricano che c’è solamente un mezzo da incendiare. Si tratta del rogo ai danni di una pala meccanica, appiccato il 15 settembre 2014. “Questa strada resta tutta al buio resta…”, dice il primo. Il secondo chiede: “Lì è?”. L’altro conferma: “Sì c’è… c’è solo… la… l’escavatore piccolo… c’è solo il mini… la mini pala… e poi basta… questo solo basta…”. In sottofondo si sente lo scoppio del mezzo: “Si!!…” Il primo precisa: “L’escavatore piccolo se lo sono portato… c’era l’escavatore piccolo… e se lo sono portato… non c’era… non lo sono portato… non c’era… non lo rinchiude là no?…”.

IN ALTO IL VIDEO DELL’INCENDIO

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