Napoli, al cardinale Sepe il Premio Internazionale per la Pace “Shahbaz Bhatti”

di Redazione

Napoli – L’Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico (Aiac), presieduta dal maestro Gennaro Angelo Sguro, all’unisono con i sette dipartimenti e in collaborazione con la Sifer srl, ha presentato la 13esima edizione del Premio Internazionale per la Pace “Shahbaz Bhatti”.

La prestigiosa Commissione Internazionale ha conferito il premio al cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli. Motivazioni: Cinquant’anni di Sacerdozio al servizio di Cristo. Da Arcivescovo Metropolita di Napoli, il porporato di Carinaro ha lavorato con passione, giustizia e perseveranza per la tutela dei più deboli e meno abbienti. La sua è stata una esistenza spesa sempre per l’autentica affermazione del bene comune.

Era il 15 settembre 2010. Shahbaz Bhatti, ministro federale del governo del Pakistan per le Minoranze, dopo l’incontro in Vaticano con Papa Benedetto XVI, arrivò a Napoli su invito dell’Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico per tenere la Conferenza stampa sul tema: “Diritti Umani: tutela delle minoranze” e ritirare anche il riconoscimento del “Premio Internazionale per la Pace 2010” con questa motivazione: “Al Dottore Shahbaz Bhatti, Ministro Federale per le Minoranze in Pakistan per il coraggioso impegno profuso a proteggere e salvaguardare i diritti delle minoranze nella sua Nazione”.

Fu un incontro storico che stabilì subito una forte empatia e pose serie basi di un articolato programma di collaborazione a medio e lungo termine. A Napoli a cena Shahbaz Bhatti festeggiò il suo compleanno, nessuno immaginava fosse l’ultimo. Poco prima di partire con gli occhi lucidi dalla commozione, ringraziò per l’ospitalità il presidente Gennaro Angelo Sguro e gli disse: “Gennaro, presto verrò da te da solo per portare avanti insieme gli obiettivi dei nostri comuni ideali di pace e di giustizia”.

Una triste mattina a Islamabad del 2 marzo 2011 Shahbaz Bhatti venne barbaramente ucciso. Ciò che la cattiveria e la follia umana impedì di vivere, rese più forte il vicolo stabilito nell’incontro di Napoli e l’Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico si impegnò immediatamente di intitolare il premio in sua Memoria con questa motivazione: “In ricordo di un Martire e di un Uomo, che seppe sfidare la morte per affermare uno dei diritti inalienabili e fondamentali della persona, la libertà personale e quella di confessione religiosa”.

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