Aggressione Milano, indaga antiterrorismo: Hosni “terrorista in maturazione”

di Redazione

Si indagano su Ismail Hosni, il 20enne che ha accoltellato due soldati e un agente alla stazione Centrale di Milano (leggi qui), stanno facendo accertamenti sulle persone che frequentava. In particolare, emergerebbe la figura di un libico arrestato con lui per spaccio a dicembre e che lo avrebbe guidato nella radicalizzazione. Per la Digos, sarebbe stato il libico a indottrinare Hosni, indirizzandone la rabbia verso il “nemico Occidentale”.

Uno dei punti interrogativi dell’inchiesta, coordinata dai pm Alberto Nobili e Alessandro Gobbis dell’antiterrorismo milanese e dalla collega Maura Ripamonti, passa per quella reazione sproporzionata che il 20enne ha avuto durante il controllo della pattuglia mista: ha tirato fuori dalle tasche della felpa due coltelli da cucina e ha cominciato a colpire. Quei coltelli, avrebbe detto Hosni, erano stati rubati dal ragazzo solo poco prima, segno che qualcosa stava maturando nella sua testa.

Si sta cercando dunque di verificare se quella reazione possa essere stata dettata da una svolta estremista, forse quasi da “terrorista in maturazione”, degli ultimi mesi, quando ha iniziato a farsi crescere la barba e a vestire in modo più anonimo. Gli investigatori non escludono che quel suo continuo girovagare in stazione fosse una specie di “trappola” per gli agenti. Accertamenti anche sul suo profilo Facebook, che contiene video inneggianti all’Isis.

L’aggressore viene descritto per lo più come uno sbandato, frequentatore assiduo della stazione Centrale. Lo scalo ferroviario era diventato infatti una sorta di casa. Prima di erigere la stazione come suo “domicilio”, il 20enne viveva con il padre e la madre, entrambi, come racconta il Corriere della Sera, con precedenti. Il padre sarebbe stato infatti arrestato in passato per stupro, danneggiamenti, furto e ricettazione; la madre invece ha sulle spalle una condanna a 8 anni per violenza privata, maltrattamenti e atti sessuali con minori, scontata tra 1999 e 2006. Nel 2015 la famiglia si è trasferita dalla Puglia, luogo di origine della donna, a Milano, in un quartiere periferico, “piagato” dall’abusivismo e dallo spaccio.

Non risulta tra gli “attenzionati” dell’Antiterrorismo: pare infatti che non avesse alcun legame con gli ambienti dell’estremismo islamico. Negli ultimi tempi, però, si era fatto crescere la barba, segno forse di un avvicinamento al radicalismo.

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