La Madonna di Casaluce torna ad Aversa

di Livia Fattore

Aversa – Torna ad Aversa, come accade da secoli ogni 15 giugno, l’effige della Madonna di Casaluce. La sacra icona resterà nella città normanna fino al prossimo 15 ottobre, quando farà ritorno a Casaluce per rimanervi per otto mesi.

Accompagnata dal vescovo Angelo Spinillo, dal commissario straordinario per il comune di Aversa Mario Rosario Ruffo e dal sindaco di Casaluce, Nazzaro Pagano, l’immagine della Madonna Bruna passerà di mano, tra finte e litigi, dai casalucesi agli aversani all’altezza di un cippo di confine nei pressi della facoltà di architettura, nel rione San Lorenzo, con tanto di cambio di mantello da quello casalucese a quello aversano. Intorno alla piccola ‘Tavoletta” è fiorita anche una leggenda che ne accresce il fascino e la fede.

Si racconta che durante una notte di tempesta, una donna si fosse recata presso il convento dei Celestini di Aversa per chiedere ospitalità, ma fu scacciata perché era vietato l’ingresso alle donne. Sempre secondo la leggenda, la donna giunse fino al monastero di Casaluce dove fu accolta ed ospitata in una stanzetta.

La mattina successiva, in quella camera i Padri Celestini di Casaluce trovarono la piccola Icona al posto della donna. Anche la storia del piccolo dipinto, attribuito addirittura a San Luca, sfocia nella leggenda.

La provenienza dell’Icona è certamente orientale: essa fu portata in Italia dal vicario di Carlo I d’Angiò, Ruggero Sanseverino, che era in missione in Terra Santa. Nel 1297, il figlio di Carlo, Ludovico di Tolosa, diede incarico ad un nobile francese, Beltramo dei Balzo, di custodire con cura l’Icona convento dei Padri Celestíní di Casaluce.

In quel periodo la Sacra Immagine fu mèta di pellegrinaggi di re e regine: Giovanna I, Giovanna II, Alfonso I d’Aragona, Carlo V d’Asburgo e Carlo III di Borbone. Fin dalla sua venuta nell’agro aversano, la sacra Icona veniva ospitata per alcuni periodi dell’anno ad Aversa dove i Celestini si spostavano.

Nel 1722, il 4 maggio, papa Clemente XIV, su richiesta dei Vescovo Niccolò Borgia, dichiarava la Madonna Bruna Patrona della città di Aversa e della diocesi. Intanto, tra Aversa e Casaluce iniziarono a sorgere i primi dissapori in relazione al tempo di permanenza nelle due città.

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