Migranti, salvate mille persone nel Canale di Sicilia

di Stefania Arpaia

Catania – Un fine settimana intenso quello siciliano dove la guardia costiera è riuscita a trarre in salvo un gran numero di migranti giunti a bordo di gommoni.

Sono 943 gli stranieri che sono stati salvati dalla Guardia Costiera in un’operazione congiunta con la Marina Militare al largo delle coste libiche nelle giornate di venerdì, sabato e domenica. A partecipare alle operazioni di soccorso la nave Bettica della Marina Militare insieme alla nave Cigala Fulgosi e alla Frakfurt tedesca durante il pattugliamento dell’operazione “Mare Sicuro”.

La nave Cigala Fulgosi lo scorso sabato ha soccorso un barcone, recuperando 122 migranti poi trasferiti sulla nave tedesca FGS Frankfurt impegnata nell’operazione “Sophia” di Eunavfor Med. Domenica invece altre due imbarcazioni sono state raggiunte, portando in salvo 236 migranti portati sulla nave delle Capitanerie di porto Dattilo.

La nave Bettica ha invece soccorso due gommoni in precarie condizioni di galleggiamento, recuperando 241 migranti con donne e bambini. Tutti i migranti sono stati trasferiti sulla nave battente bandiera romena MAI 0201. Tra i profughi salvati anche un neonato di pochi mesi. 

Intanto, sono stati fermati due presunti scafisti dello sbarco avvenuto due giorni fa a Pozzallo di 105 migranti, arrivati nel porto del Ragusano a bordo della nave norvegese “Seam Pilot”. Arrestato un egiziano di 30 anni, già fermato dalla squadra mobile della questura di Ragusa e condannato per lo stesso reato nel 2011. Dopo avere scontato la pena l’uomo era stato espulso e sabato è riuscito a ritornare in Sicilia. 

Nel frattempo, il presidente del tribunale dei minori di Catania Maria Francesca Pricoco ha lanciato l’allarme per un nuovo fenomeno: quello dei baby-scafisti. “E’ una tendenza che abbiamo riscontrato riguardo a molti viaggi di migranti verso le coste italiane- ha detto la donna – che espone soggetti particolarmente vulnerabili a un ruolo apparentemente di responsabilità, all’interno di fenomeni di criminalità organizzata”.

“Questi ragazzini – ha spiegato – provengono prevalentemente dall’Africa centrale e settentrionale e durante il viaggio si fermano più volte per cercare di raccogliere il denaro necessario per arrivare sulle nostre coste. Giunti in Libia, vi sostano per circa un anno prima di intraprendere il viaggio e, come ci raccontano, in alcuni casi, prima di essere imbarcati su questi fatiscenti gommoni, molti subiscono segregazioni e minacce con le armi. In alcuni casi, vengono reclutati preventivamente con un accordo di massimo circa i compiti che verranno loro affidati: la guida dell’imbarcazione, indicare la rotta, compito peraltro assai difficile visto che le imbarcazioni hanno una strumentazione assai elementare. Ricevono anche istruzioni precise circa il punto in cui chiamare i soccorsi per consentire il salvataggio delle persone a bordo”.

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