De Luca, la telefonata della giudice al marito: “E’ fatta”

di Redazione

Napoli – “Abbiamo finito, è fatta”. E’ il 17 luglio. Il giudice Anna Scognamiglio, relatrice della sentenza con cui si sospende l’applicazione della Severino nei confronti di Vincenzo De Luca, chiama il marito, Guglielmo Manna. La telefonata è intercettata. Pochi istanti dopo lo stesso Manna invia un sms: “E’ andata come previsto”. Partono da qui i sospetti degli inquirenti sull’esistenza di un accordo: sentenza benevola in cambio di una nomina importante.

Secondo quanto riportano il Corriere della Sera e La Stampa, passano un paio di settimane e, il 2 agosto, prende forma il presunto scambio di favori. Dal telefono di Manna, dirigente dell’ospedale pediatrico Santobono, intercettato nell’ambito di un’inchiesta dell’Antimafia su clan e appalti nella Sanità, parte una nuova chiamata. Destinatario è la moglie: “Sono stato chiamato in Regione”. Lei replica: “Se dovesse essere quello, ti metti in ferie e parti. Speriamo bene”.

Il giorno successivo una nuova conversazione: “Dovrebbe essere Na1, gira voce. Non ho chiesto Napoli ma Caserta, Avellino o Benevento. Sono stato segnato su una specie di bloc notes”.

Essendo coinvolto un giudice del tribunale, la Procura di Napoli passa le carte ai colleghi di Roma. Che il 19 ottobre dispongono leperquisizioni verso tutti gli indagati a eccezione di De Luca, che si dice “parte lesa”.

De Luca era a conoscenza di essere stato iscritto nel registro degli indagati? Non è chiaro. Di certo c’è che il 28 ottobre, nove giorni dopo le perquisizioni che hanno riguardato anche il suo storico braccio destro Nello Mastursi, dimessosi pochi giorni fa dalla segreteria del governatore, l’ex sindaco di Salerno chiede alla Procura di essere ascoltato.

Intanto, il pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, ha avviato accertamenti preliminari sul giudice Anna Scognamiglio. Ciò mentre il presidente del tribunale di Napoli, Ettore Ferrara, ha disposto il suo trasferimento ad altra sezione. Il Comitato di presidenza del Csm, inoltre, ha disposto l’apertura di una pratica per incompatibilità ambientale e funzionale a carico del giudice. “Come è accaduto per il caso Palermo saremo velocissimi nei limiti che ci consentono le norme in vigore”, assicura il vicepresidente del Csm, Legnini.

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