Migranti, a Napoli la marcia delle donne e degli uomini scalzi

di Redazione

Napoli – “E’ arrivato il momento di decidere da che parte stare”. E’ questa la premessa con cui anche Amnesty International Italia ha aderito alla “Marcia delle Donne e degli Uomini Scalzi”, lanciata da personalità del mondo dello spettacolo, della cultura e del giornalismo, che venerdì 11 settembre si è svolta in molte città di Italia e d’Europa.

“Anche Napoli vuole far sentire la propria voce per chiedere con forza i primi tre necessari cambiamenti delle politiche migratorie europee e globali: certezza di corridoi umanitari sicuri per vittime di guerre, catastrofi e dittature, accoglienza degna e rispettosa per tutti, chiusura e smantellamento di tutti i luoghi di concentrazione e detenzione dei migranti, creare un vero sistema unico di asilo in Europa superando il regolamento di Dublino”, ha spiegato Amnesty Napoli, che ha promosso la mobilitazione in città.

Una marcia, quindi, in sostegno dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo. A Napoli, la marcia è partita da piazza del Plebiscito fino a Castel dell’Ovo. I promotori hanno chiesto ai partecipanti di portare con sé un fiore da adagiare a mare “per tutte le donne, gli uomini e i bambini che in questi anni sono morti nel tentativo di fuggire da guerre, fame e discriminazioni”.

“Abbandonare tutto, mettere il proprio corpo e quello dei tuoi figli dentro ad una barca, ad un tir, ad un tunnel e sperare che arrivi integro al di là, in un ignoto che ti respinge, ma di cui tu hai bisogno. Sono questi gli uomini scalzi del 21°secolo e noi stiamo con loro. Le loro ragioni possono essere coperte da decine di infamie, paure, minacce, ma è incivile e disumano non ascoltarle”, spiegano gli attivisti di Amnesty, che aggiungono: “La Marcia degli Uomini Scalzi inizia un lungo cammino di civiltà. E’ l’inizio di un percorso di cambiamento che chiede a tutti gli uomini e le donne del mondo globale di capire che non è in alcun modo accettabile fermare e respingere chi è vittima di ingiustizie militari, religiose o economiche che siano. Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze”.

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