Ecotransider, l’Arpac invia gli atti alla Procura

di Antonio Taglialatela

Gricignano – Alla diffida alle autorità provinciali e regionali, da parte del Comune, di cui parlavamo ieri, la vicenda Ecotransider si arricchisce di un nuovo tassello: l’Arpac ha inviato gli atti alla Procura della Repubblica ipotizzando, a carico dell’azienda, il reato di mancato rispetto delle regole stabilite dai decreti autorizzativi per lo stoccaggio dei rifiuti.

Un’azione, quella dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale, che arriva a seguito dell’ispezione effettuata lo scorso 4 giugno insieme al responsabile dell’area tecnica comunale, Anna Cavaliere, e alla comandante della Polizia municipale, Anna Bellofiore, all’interno dell’azienda operante nel ramo dello stoccaggio di rifiuti umidi e ferrosi, da molti ritenuta come “fonte” della puzza nauseabonda che si avverte nel centro urbano, in particolare in orario notturno, come accusano anche i promotori di una petizione sottoscritta da numerosi cittadini.

Come si evince dalla relazione effettuata dalla delegazione del Comune, dai controlli è emerso che all’interno del capannone dove vengono stoccati i rifiuti era presente del percolato fuoriuscito dalla vasca di raccolta. In piccola parte altro percolato era visibile anche all’esterno del deposito e in corrispondenza del portone d’ingresso sul lato nord. La pavimentazione, tra l’altro, risultava danneggiata in più punti. All’esterno del capannone, inoltre, era presente un cumulo di sfalci di potatura di altezza superiore al consentito. Sempre all’esterno c’era un altro cumulo di rifiuti provenienti da confezionamento e finitura, mentre un’altra area era occupata da rifiuti metallici.

A quel punto, eseguiti i rilievi fotografici, venivano contattati i carabinieri della locale stazione, impossibilitati però ad intervenire nell’immediato. Venivano allertati anche i tecnici dell’Arpac che, poco dopo, giungevano sul posto. All’arrivo di questi ultimi lo stato dei luoghi risultava “modificato”: il percolato era stato coperto con trucioli e un automezzo per l’espurgo aveva svuotato le vasche di percolato. Tuttavia, dai loro rilievi emergeva, all’interno del capannone, la presenza di percolato fuoriuscito dalla vasca interrata di raccolta e anche all’esterno del capannone, in prossimità della porta d’ingresso.

Nel verbale inviato dall’Arpac alla Procura si legge: “Nell’impianto e nelle aree esterne dello stesso si avvertono maledoroanze tipiche della frazione organica dei rifiuti urbani”. Inoltre, “…nell’area di gestione umido è presente sulla pavimentazione percolato fuoriuscito dalla vasca interrata di raccolta, colma al momento del sopralluogo; si constatava la fuoriuscita di percolato all’esterno del capannone, in prossimità della porta di ingresso posteriore; erano in corso le seguenti attività: ritiro del percolato dalle cisterne e dalle vasche interrate di raccolta e lo scarico di umido nell’area dedicata”.

Ancora: “In un’area non riportata nella planimetria autorizzata, sul lato est del capannone, dotata parte di pavimentazione industriale e parte a suolo nudo, sono presenti: sei rimorchi…privi di etichettatura di identificazione dei rifiuti; un cassone metallico capovolto, in riparazione; un polipo idraulico con tubazione idraulica rotta, in riparazione; un’idropulitrice allacciata al rubinetto dell’acqua, non in funzione; sei cisterne metalliche vuote, riportanti etichette di pericolo, unitamente a rifiuti metallici, collocate sul suolo nudo”.

Da parte sua, l’amministratore giudiziario dell’azienda ha dichiarato all’Arpac: “In merito alla presenza di sfalci di potatura nell’area esterna, si evidenzia l’impossibilità di gestire tale tipologia di rifiuto all’interno del capannone, in assenza di specifica area autorizzata all’interno dello stesso. In merito alla presenza di semirimorchi contenenti rifiuti nell’area non autorizzata, gli stessi sono stati posizionati temporaneamente in tale area per consentire la rimozione delle barriere di delimitazione nell’ambito dei lavori di realizzazione del biofiltro dello scrubber. Relativamente alle cisterne metalliche vuote presenti nella stessa area, le stesse sono in uso nel cantiere dove sono in corso lavori edili. Sulla presenza di maleodorante dichiaro che le stesse non erano presenti in misura significativa”.

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