Il lavoro più pericoloso? L’autista. Aumentano le aggressioni

di Gabriella Ronza

Accade a Pontedera-Pisa a metà febbraio, un conducente di autobus viene preso a borsate da due uomini i quali, una volta scesi, prendono di mira il mezzo lanciandovi contro sassi; all’incirca nello stesso periodo, in Trentino un autista viene malmenato da tre ragazzini minorenni, spintonandolo a terra; più a Sud non va meglio, a gennaio un autista di un autobus romano viene aggredito da un passeggero che rompe un vetro divisorio con un estintore.

Ci sono migliaia di esempi di questo tipo, più o meno gravi, che con l’arrivo della primavera non si sono placati, ma anzi sono visibilmente aumentati.

“E’ un problema grave che sembra non trovare né soluzione né fine – dice Stefano Boni, della Fit Cisl Toscana – proprio in questi giorni si registra un aumento degli episodi di violenza”.

Alla luce di ciò, il lavoro dell’autista di autobus viene inevitabilmente additato come molto pericoloso.

Sassaiole contro i vetri, schiaffi, sputi e insulti, lamentele che sfociano in aggressioni sono solo alcuni degli atteggiamenti assunti da passeggeri aggressivi che vedono gli autisti come una specie di valvola di sfogo di ritardi e lunghe attese alle fermate, o facili obiettivi di chi vuole viaggiare, ma senza biglietto.

La Fit-Cisl chiede soluzioni risolutive tra le quali: segnalare le corse più a rischio e aumentare il numero di persone in divisa preposte al controllo dei biglietti; installare sugli autobus telecamere a circuito chiuso indicate con  cartelli lampeggianti o dotare l’abitacolo degli autobus di idonea blindatura in modo da impedire a eventuali malintenzionati di accedervi e molestare l’autista.

Misure che si dicono necessarie per fermare un fenomeno di gratuita violenza.

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