Strage di Parigi, Papa Francesco: “Mancanza di dialogo. Occorre risposta unanime”

di Emma Zampella

Roma –  È una mancanza di dialogo ciò che è alla base delle guerre innescate in nome della religione. A dirlo è Papa Francesco che commenta la strage di Parigi parlando di culture che si rigettano e rifiutano tra loro: “La tragica strage avvenuta a Parigi alcuni giorni fa nasce da una cultura che rigetta l’altro, recide i legami più intimi e veri, finendo per sciogliere e disgregare tutta quanta la società e per generare violenza e morte.

Secondo il Pontefice, di fronte all’ingiusta aggressione che colpisce i cristiani in Siria ed Iraq, “occorre una risposta unanime” che fermi il “dilagare delle violenze” dell’Isis. Una risposta che, secondo il Papa, dovrebbe arrivare soprattutto dai leader, religiosi, politici ed intellettuali, specialmente musulmani, “affinché condannino qualsiasi interpretazione fondamentalista ed estremista della religione, volta a giustificare tali atti di violenza”. Parlo della sua Italia, Francesca ha poi evidenziato la necessità per Roma di non cedere alla tentazione dello scontro: “Proprio alla cara Nazione italiana desidero rivolgere un pensiero carico di speranza perché nel perdurante clima di incertezza sociale, politica ed economica il popolo italiano non ceda al disimpegno e alla tentazione dello scontro”. Il Papa ha parlato anche del conflitto tra Israele e Palestina, auspicando che “in Medio Oriente possa riprendere il negoziato fra le due parti, inteso a far cessare le violenze e a giungere a una soluzione che permetta tanto al popolo palestinese che a quello israeliano di vivere finalmente in pace, entro confini chiaramente stabiliti e riconosciuti internazionalmente, così che ‘la soluzione di due Stati’ diventi effettiva”.

Sul massacro dei cristiani in Medio Oriente, ha evidenziato che ” un Medio Oriente senza cristiani sarebbe sfigurato e mutilato!”. “Con una lettera inviata poco prima di Natale – ha ricordato il Pontefice – ho personalmente inteso manifestare la mia vicinanza e assicurare la mia preghiera a tutte le comunità cristiane del M.O., che offrono una preziosa testimonianza di fede e di coraggio, svolgendo un ruolo fondamentale come artefici di pace, di riconciliazione e di sviluppo nelle rispettive società civili di appartenenza”. Non bisogna dimenticare, poi, che le guerre “portano un altro orrendo crimine: lo stupro”. Per Francesco si tratta di “una gravissima offesa alla dignità della donna, che non solo viene violata nell’intimità del suo corpo, ma pure nella sua anima, con un trauma che difficilmente potrà essere cancellato e le cui conseguenze sono anche di carattere sociale. Purtroppo, si verifica che anche laddove non c’è guerra troppe donne ancor oggi soffrono violenza nei loro confronti”, ha concluso.

Intanto il Santo Padre ha annunciato anche il suo in Asia, tra Sri Lanka e Filippine. “Questa sera stessa avrò la gioia di ripartire per l’Asia – ha detto ancora Francesco –  per visitare lo Sri Lanka e le Filippine e così testimoniare l’attenzione e la sollecitudine pastorale con cui seguo le vicende dei popoli di quel vasto continente”. Il ritorno è previsto per il 19 gennaio: si tratta del più lungo dei viaggi apostolici internazionali di Francesco, il settimo.

Prima di lui Papa Montini visitò i due paesi nel 1970 mentre Papa Wojtyla nel 1981 andò nelle Filippine per tornarci nel 1995 e visitare anche lo Sri Lanka. Nel corso dell’udienza, Jorge Mario Bergoglio ha aggiunto: “A loro e ai loro governi desidero manifestare, ancora una volta, l’anelito della Santa Sede ad offrire il proprio contributo di servizio al bene comune, all’armonia e alla concordia sociale. In particolare, auspico una ripresa del dialogo fra le due coree, che sono paesi fratelli che parlano la stessa lingua”. In un altro passaggio del discorso, il papa argentino aveva rilevato, peraltro “con compiacimento” la firma nel marzo scorso dell’accordo che pone fine a lunghi anni di tensioni nelle Filippine. “Nel giorno in cui inizio il viaggio verso Sri Lanka e Filippine, vi chiedo di pregare con me per i popoli di quei Paesi”, ha scritto, poi, in un tweet.

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