Il magistrato Graziano “infiltrato” tra gli internati dell’Opg

di Nicola Rosselli

Aversa – “E adesso come ti dobbiamo chiamare Nicola o dottore Graziano?”. Questa la domanda che i pazienti dell’ospedale psichiatrico giudiziario ‘Filippo Saporito’ di Aversa hanno rivolto al magistrato Nicola Graziano quando hanno ‘scoperto’, nel corso di un concerto a loro favore, che quell’uomo non era un loro compagno di carcere, come avevano creduto per tre giorni e tre notti.

Ebbene sì, Graziano, magistrato in servizio presso la sezione fallimentare del tribunale di Napoli, giudice delegato in procedure complesse come Edenlandia o lo Zoo di Napoli per finire a Bagnoli Futura, ha trascorso tre giorni e tre notti da internato. Il suo ingresso è stato ordinario, attraverso l’ufficio matricola. Gli unici a conoscere la sua identità la direttrice Elisabetta Palmieri e il comandante del corpo di polizia penitenziaria Luigi Mosca dei quali il giudice normanno elogia l’apertura mentale che ha consentito l’esperienza. Graziano ha chiesto il permesso al Dap e lo ha ottenuto. Affiancato a lui, ma entrato in un diverso momento, il fotoreporter aversano Nicola Baldieri, che ha fotografato e ripreso buona parte dell’esperienza, che, ufficialmente era nel ‘Saporito’ per motivi professionali.

“Abbiamo chiesto il permesso perché intendiamo effettuare un documentario su una realtà che ci fa paura e per questo non affrontiamo”. Non si è lavato per tre o quattro giorni né si è sbarbato per entrare nel personaggio. Al momento le foto e le riprese sono ancora segretate, ma Graziano parla volentieri della sua esperienza, quasi da film. “Non è affatto un lager come vogliono far sembrare. I circa 120 pazienti sono curati e assistiti da medici e agenti che svolgono una sorte di missione, sempre in balia – afferma il magistrato – di reazioni sconosciute da parte dei pazienti”.

Quando gli chiediamo la cosa che più lo ha colpito risponde: “Non c’è dubbio, la distanza tra la mente e il corpo, quella sorte di dissociazione. Ho potuto notare persone fisicamente più forte di un toro, ma con la mente debole, quasi da bambino. Circostanza che non poteva non fare tenerezza». «In quei tre giorni trascorsi in cella – conclude il magistrato – ho tratto un’esperienza importante: dietro quel muro c’è un altro mondo. Il muro è costituito soprattutto dalla diffidenza di noi ‘normali’. C’è una paura da parte di chi è fuori che serve anche da giustificazione per non affrontare, non guardare quell’abisso della mente che nessuno ha ancora affrontato in maniera compiuta”.

Nicola Graziano, però, non è andato via lasciando i suoi ‘amici di cella’ senza un saluto. Anzi, il saluto è stato particolare: un concerto che ha visto la partecipazione di tutti gli internati. Ad aprire lo spettacolo la musicista e cantante tunisina M’Barka Ben Talebseguita da un duo di musica classica composto da Eduardo Amitrano e Marco Fiorenzano, nel corso del quale il magistrato ha rivelato la propria identità.

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