PolieCo ridotto delle competenze: lievitano costi per agricoltori e industriali

di Redazione

 Roma. Un altro duro colpo al sistema economico del Paese. Con la riduzione delle competenze del consorzio PolieCo al solo comparto agricolo, ad essere penalizzati sarebbero non solo gli agricoltori, ma anche le aziende del settore industriale, già messe in ginocchio dalla crisi.

I numeri sono devastanti: le aziende produttrici dei beni in polietilene, infatti, sarebbero costrette al pagamento di un contributo ambientale molto più elevato: da 15 euro si salirebbe a 140 euro a tonnellata come contributo Conai, con la previsione, per il prossimo mese di gennaio, di un innalzamento a 180 euro.

La differenza è esorbitante: il sistema del consorzio Conai costa 60,87 volte in più di quello del consorzio PolieCo. Questo si traduce in un aumento notevole dei costi sostenuti dalle aziende e in una gravissima ed inevitabile ricaduta sul consumatore. In un momento delicato, a rendere più difficile la comprensione dell’attuale quadro normativo, si inserisce la campagna informativa attuata dal Conai attraverso comunicazioni rivolte alle aziende che finiscono solo per creare ulteriore confusione.

Accanto al comparto industriale, danni notevoli verrebbero arrecati al mondo dell’agricoltura. Con la riduzione del campo di competenza e, al contempo, l’obbligo di svolgere nella sua interezza l’attività istituzionale cui è richiamato dall’articolo 234 del decreto legislativo 152/06 e successive modifiche, il Consorzio sarebbe difatti obbligato a decuplicare l’importo del contributo ambientale spettante ai produttori agricoli, fino ad arrivare ad una quota di 150 euro alla tonnellata.

Una scelta dolorosa che il PolieCo andrebbe a compiere suo malgrado, visto che da anni si batte per la difesa dei diritti del comparto agroalimentare. Il dramma è che a subire le ripercussioni saranno tutte le categorie coinvolte, ai vari livelli, fino al singolo cittadino, sul quale ricadranno i costi maggiorati dei prodotti. Ma questo non è il solo motivo di preoccupazione.

Con l’aumento del contributo ambientale, infatti è altissimo il rischio di incentivare lo smaltimento illecito dei rifiuti, favorendo il business della criminalità organizzata, che sarebbe agevolata nel sottrarre materiale al comparto del riciclo, già in profondo affanno.

La cosiddetta “Terra dei fuochi”, in questo modo, è destinata ad espandersi, a superare i confini delle aree in cui è circoscritta, per estendersi a livello nazionale, compromettendo l’ambiente, la salute pubblica e decretando di conseguenza l’ulteriore aumento dei costi del sistema sanitario nazionale.

L’appello alla responsabilità per salvaguardare una filiera virtuosa, tutelare l’agricoltura e l’attività industriale, senza dimenticare la centralità del cittadino, venga accolto nell’ottica di perseguire il fine del bene comune.

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