Ucraina, firmato il cessate il fuoco tra Kiev e ribelli

di Redazione

 Kiev. Tregua a partire dalle ore 18 (le 17 in Italia). Kiev e i ribelli filo-russi hanno siglato un’intesa per il cessate-il-fuoco nella zona orientale dell’Ucraina.

La notizia, data in un primo momento dall’agenzia di stampa russa Interfax, ha trovato ampie conferme tra cui quella dell’Osce, del governatore della regione ucraina di Donetsk e del presidente ucraino Petro Poroshenko (“Siglato a Minsk un protocollo preliminare per l’accordo sul cessate il fuoco” ha scritto su Twitter).

Il vertice della Nato ha intanto ribadito il proprio sostegno all’Ucraina e ha approvato una forza di intervento immediato che avrà cinque basi-deposito nei paesi baltici, Polonia e Romania. “Difenderemo ogni alleato in Europa. “Questo è un obbligo vincolante, non negoziabile. Un attacco a un Paese Nato e un attacco a tutti i Paesi Nato” ha affermato il presidente Usa Barack Obama.

Quanto alle sanzioni rafforzate contro Mosca, il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi ha chiarito che l’applicazione del nuovo pacchetto andrà di pari passo con l’applicazione dell’accordo sulla tregua annunciata a Minsk.

Secondo quanto si apprende, i rappresentanti di Kiev e delle due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk hanno per il cessate il fuoco firmato un protocollo di 14 punti. Tra questi – secondo i media locali – il controllo internazionale del cessate il fuoco e lo scambio dei prigionieri.

Poroshenko ha sottolineato la necessità di un “controllo internazionale” sull’effettiva implementazione del cessate-il-fuoco aggiungendo che occorre fare “il possibile e l’impossibile” per porre fine al bagno di sangue in Ucraina. Il premier ucraino Arseny Yatseniuk ha invece chiarito che il piano di pace deve comprendere tre elementi fondamentali: un cessate-il-fuoco, il ritiro delle “forze e dei terroristi russi” e il ripristino dei confini di stato dell’Ucraina con la Russia.

Sul campo, però, fino a poco prima dell’annuncio dell’intesa a Minsk, sono proseguiti gli scontri tra le forze ucraine e i ribelli filo-russi nei pressi del porto strategico di Mariupol e colpi di mortaio e di artiglieria sono stati uditi anche a Donetsk, la principale roccaforte dei ribelli nell’Est del Paese.

A Newport, nella ‘due giorni’ al vertice della Nato, i leader dell’Alleanza Atlantica hanno intanto riaffermato con forza il pieno sostegno all’Ucraina. Ue e Usa hanno confermato che le nuove sanzioni contro la Russia saranno annunciate oggi, anche se il capo del Foreign Office, Philip Hammond, ha chiarito che le misure restrittive potrebbero essere alleggerite dopo l’accordo per il cessate il fuoco.

La Nato comunque, ha annunciato il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, ha già approvato il piano di rafforzamento delle difese dell’Alleanza nell’Europa orientale in risposta all’intervento russo in Ucraina. Piano che include la creazione dell’annunciata “punta di lancio” dell’Alleanza, una forza di reazione rapida con equipaggiamenti pre-posizionati e nei Paesi dell’Est in modo che possano rapidamente rinforzati nel caso di una crisi.

Il Regno Unito ha già annunciato che parteciperà con 3.500 soldati a questa forza. L’obiettivo della nuova struttura è rassicurare i Paesi membri della Nato che una volta appartenevano al blocco sovietico, specialmente i Paesi baltici, Lituania, Estonia e Lettonia oltre la Polonia.

Sulla crisi ucraina, ha spiegato Renzi nella conferenza stampa al termine del vertice Nato, “ci muoviamo con un lavoro freno-acceleratore: tenere in piedi il canale del dialogo e contemporaneamente verificare la concretezza dei passi in avanti fatti perché non possono essere voli pindarici. E’ un lavoro da verificare giorno dopo giorno, ora dopo ora”. Il pacchetto di sanzioni contro Mosca, infatti, è pronto e ha un “contenuto molto duro, sia dal punto di vista finanziario e bancario che economico”, ha detto Renzi, senza entrare nel dettaglio.

Quanto invece alla situazione in Iraq, Renzi ha annunciato che l’Italia fa parte dei 10 Paesi che formeranno una coalizione contro lo Stato islamico. L’iniziativa, guidata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, comprende oltre all’Italia, Francia, Germania, Danimarca, Polonia, Turchia e Canada. Il decimo Paese non fa parte della Nato ed è Australia.

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