Europee, intervista al candidato di Fdi Enzo Pagano

di Nicola Rosselli

Enzo PaganoAversa. In occasione della prossima tornata elettorale per il Parlamento Europeo si preannunzia la presenza, oltre che di Lello Ferrara per la lista “l’Altra Europa Lista Tsipras”, la presenza di un altro aversano. Enzo Pagano, per Fratelli d’Italia.

A lui abbiamo rivolto una serie di domande. Chi è Enzo Pagano? “Sono nato il 21 settembre 1963, laureato in Scienze Politiche con specializzazione in indirizzo Internazionale presso l’Università di Napoli Federico II”.

Di cosa si occupa? “Dal 1992 funzionario della Pubblica Amministrazione con funzioni direttive”.

Per quale motivo ha aderito Fratelli d’Italia? “In primis ne condivido il Programma, perché la politica non è riuscita a essere all’altezza della propria funzione, ha fallito nel compito di modernizzare l’Italia e attrezzarla per le sfide future e, sotto il ricatto della crisi economica, ha abdicato ai cosiddetti tecnici la responsabilità di governare. Siamo la sola democrazia occidentale ad avere avuto un governo non scelto dai cittadini. Per ripartire è necessario lanciare una sfida nuova, voltare pagina e liberare tutte le energie disponibili, talvolta sommerse, talaltra volutamente soffocate. Serve rivoluzionare l’Italia, cambiare una classe politica non per selezione anagrafica, perché si rischia di perdere forze preziose e minare quel patto tra generazioni su cui si deve fondare un progetto comunitario, ma per merito, laboriosità, passione civica, competenza.la politica deve tornare ad essere impegno civico, passione per le idee e la loro affermazione, volontà di costruire un modello sociale compatibile con i valori per cui ci si batte. Cerchiamo il confronto, ma non nascondiamo le differenze in ossequio ad un relativismo etico che annulla le identità. Vigiliamo perché l’impegno nella cosa pubblica non sia mai più veicolo per il raggiungimento di ambizioni personali”.

Perché il Parlamento Europeo? “L’Europa è la casa comune in cui dobbiamo credere, è attraversata da una medesima crisi di legittimità. Gli stati nazionali hanno ceduto pezzi di sovranità, ma non sono stati compensati dall’avvento della sovranità dei popoli europei. Agisce su di noi il potere di un’Europa burocratica e oligarchica che privilegia spesso interessi distanti dal ‘bene comune’, niente a che vedere con L’Europa politica e democratica che animava i sonni dei suoi padri fondatori. Ma non dimentichiamo che ogni tempo di crisi porta con sé una possibilità nuova e unica. E’ anche per questo che la politica deve tornare credibile e riavvicinarsi ai bisogni di ciascuno, perché negli scenari di crisi si deve rifondare un’architettura, cogliere il meglio da ogni modello di società e inverarlo. L’esatto opposto della visione tecnocratica. Giovani, persone, famiglie, imprese, devono diventare capisaldi di un nuovo equilibrio fatto di innovazione e coesione.Apparteniamo all’Italia e siamo europeisti, perché crediamo nell’Europa dei popoli, ma non in quella della finanza e delle oligarchie. Vogliamo difendere la conquista di una moneta unica, ma vogliamo che sia la moneta dei popoli europei e non lo strumento di potere delle banche. L’euro agisce come amplificatore delle disfunzioni degli Stati nazionali, rendendo impellenti le misure di risanamento che per troppi anni sono state rimandate a ‘tempi migliori’. Oggi l’euro sta diffondendo la consapevolezza delle politiche irresponsabili che hanno causato l’attuale debito degli Stati sovrani. Non possiamo sottrarci a queste responsabilità, ma contestiamo la strada che Bce e Ue percorrono, quella della ‘recessione perpetua’, dell’austerità, della pressione fiscale senza politiche per la crescita. Crediamo nella sovranità popolare come fondamento della lealtà nazionale e di un giusto e condiviso rapporto tra Stato e persona”.

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