Rissa al Parco Coppola, 19enne finisce in coma: salvo per miracolo

di Redazione

 Aversa. Ancora sangue e violenza sulla movida normanna. Ancora un giovanissimo salvo solo grazie alla buona sorte.

Il fatto, l’ennesima rissa, si è verificato nella notte tra sabato e domenica. Un episodio grave che le autorità non hanno pubblicizzato, ma che ha tenuto banco sui social network con il profilo della vittima inondato da post di amici che gli augurano una pronta guarigione e si felicitano perché il giovane in questione, N. O., classe 1995, originario di un paese dell’agro aversano, è uscito dal coma in breve. In coma, infatti, era finito dopo che aveva preso parte ad uno di quegli appuntamenti – sfida che si lanciano bande di giovani sul web. Bande di giovani provenienti dai tanti comuni che circondano Aversa e che scelgono la città normanna quale palco (sarebbe meglio dire ring) dove sfogare, esibire la violenza che hanno dentro.

Sabato scorso, a quanto pare, alle spalle del bar Le Bistrot, nei pressi dell’ufficio postale del Parco Coppola, praticamente nel luogo dove nell’aprile scorso perse la vita in un episodio analogo il quindicenne Emanuele Di Caterino per mano di un diciassettenne di San Marcellinoche, proprio nei giorni scorsi, è stato condannato, in primo grado, a quindici anni di carcere, si sono incontrate due fazioni con la dichiarata intenzione di dare vita ad una maxi rissa.

In campo giovani di Casal di Principe e di San Marcellino che lì sono dati appuntamento attraverso il web, come accade abitualmente, come già scritto oltre un anno fa, prima che accadesse l’irreparabile che ha rovinato per sempre due famiglie, quella della vittima e quella dell’assassino, ma che nessuno si è preso mai la briga di verificare nel tentativo di cercare di prevenire.

I giovani si incontrano, o meglio si scontrano, senza conseguenze particolari. Inevitabili contusioni dovute a calci, pugni, schiaffi e spintoni. Quanto tutto sembra essere finito, si registra, almeno stando alla ricostruzione che qualcuno dei presenti farà postuma sul web, l’episodio che ha fatto registrare il ferimento del giovane. Un coetaneo lo avrebbe chiamato in disparte con la scusa di dovergli fare una confidenza. Una volta soli l’aggressione violenta, feroce. Calci, pugni, ginocchiate e una cinghiata con la fibbia che colpisce alla testa N.O. facendogli perdere conoscenza.

Un episodio che lascia esterrefatti soprattutto perché avvenuto a ridosso della condanna dell’assassino di Emanuele. Una notizia che ha avuto una vasta eco non solo sui media, ma anche tra i giovani. Ed è probabile che la scena di sabato scorso sia stata per molti versi simile a quella verificatasi in quella triste domenica di aprile di un anno fa.

La sorte ha voluto, in questo caso, essere benevola, ma non sempre sarà così, purtroppo, soprattutto se si continuerà a non cercare di prevenire episodi simili. Il fenomeno della movida è, infatti, oramai radicato in alcune zone della città che stanno rivivendo proprio grazie all’apertura di decine di pub, bar, ristoranti e vinerie frequentati, soprattutto nel fine settimana, da centinaia di giovani provenienti non solo dai comuni dell’agro aversano ma anche dai grossi e piccoli centri dell’hinterland settentrionale partenopeo.

L’amministrazione comunale oltre a disciplinare l’orario di chiusura degli esercizi commerciali e ad assicurare la presenza in strada di cinque agenti della polizia municipale non è riuscita a fare altro, perdendosi in una polemica politica senza fine. Da parte loro, le altre forze dell’ordine, polizia, carabinieri e guardia di finanza, mettono in campo servizi sporadici che non riescono, ovviamente, a garantire quella sicurezza e, soprattutto, quella prevenzione necessaria.

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