Letta ottiene la fiducia. Scontro in aula col M5S

di Redazione

 Roma. Con 379 sì, 212 no e due astenuti l’Aula della Camera conferma la fiducia al governo di Enrico Letta, approvando la mozione della maggioranza. Nel suo intervento, mercoledì mattina, il capo dell’esecutivo ha parlato di “un nuovo inizio, con obiettivi realizzabili e tempi certi”.

La tensione è salita quando il premier ha criticato la “gogna” del Movimento 5 Stelle contro i giornalisti. Poi ha inviato un messaggio al leader dei cinque stelle, Beppe Grillo, che martedì, mentre era in atto la protesta dei forconi, aveva invitato le forze dell’ordine a “non proteggere più questa classe politica”. “Le istituzioni esigono sempre rispetto, – ha detto Letta – a maggior ragione in un tempo amaro in cui si tenta di immiserire questa aula con azioni e parole illegittime che avallano la violenza, mette all’indice i giornalisti e vuole fare macerie della democrazia rappresentativa e arriva ad incitare all’insubordinazione le forze dell’ordine”.

Tornando all’operato del suo governo, Letta ha rivendicato innanzitutto la positività dei primi sei mesi di lavoro. “Ho lavorato con dedizione nonostante aut aut e minacce da cui ho cercato di tenere il governo al riparo”, ha sostenuto il premier. “Il 2014 sarà il primo anno con il segno più dopo il buio della crisi. Un risultato non scontato”, ha aggiunto.

Quindi, i propositi per il futuro. “Il grande obiettivo entro il quadro tempistico dei 18 mesi è di avere istituzioni che funzionino e una democrazia più forte e più solida”, ha detto il capo del governo. Sulla legge elettorale: “Deve evitare l’eccesso di frazionamento che ci condannerebbe all’ingovernabilità e garantire una democrazia dell’alternanza. L’obiettivo è un meccanismo maggioritario”.

Abolizione delle province e del finanziamento pubblico dei partiti, tra gli altri provvedimenti che Letta è tornato ad annunciare alla Camera. Per il 2014, inoltre, “completeremo la riforma degli ammortizzatori sociali, in un clima di dialogo sociale, andando verso un sistema che privilegi il lavoratore rispetto al posto di lavoro”. E ancora: “Dal primo gennaio l’istruzione e la ricerca saranno messi in cima alle priorità”.

Stoccata, infine, contro la tentazione del populismo. “Oggi tracciamo una linea netta, senza sfumature. Di qua chi ama l’Europa, ne riconosce le contraddizioni e vuole riformarla ma sa che senza Ue ripiombiamo nel medioevo. Di là chi vuole bloccare l’Ue”.

All’Europa, dopo 30 anni di obiettivi di lungo periodo “fissati e raggiunti”, manca per i prossimi dieci anni uno scopo vero, ha detto il premier: “Non c’è e bisogna dirlo. Manca un progetto per legare le singole riforme e se è così l’Europa si ferma e può implodere. È con questa consapevolezza che ci apprestiamo a guidare il semestre europeo che non è per noi un appuntamento rituale e burocratico. Dobbiamo giocare in attacco, rispondendo a chi lucra sulle paure dei cittadini, parlando alle opinioni pubbliche anche di quei paesi che fanno resistenza e dire che senza Ue non si salva nessuno”.

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