“Marito-padrone” arrestato: la donna si è rivolta al centro antiviolenza

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Quando i carabinieri della locale stazione sono giunti nell’abitazione familiare, in via Gramsci, ad attenderli le due bambine, di 13 e 9 anni, che hanno indicato ai familiari dove dovevano andare, dove lui, quello che la donna aveva indicato come una sorta di “marito-padrone” stava picchiando la loro madre.

Era già accaduto altre due volte (in una di queste occasioni la donna era stata costretta anche a ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso del locale ospedale “San Giuseppe Moscati”) che i militari guidati dal maresciallo Giordano si presentavano lì, ma questa volta è stato sorpreso letteralmente in flagranza di reato, intento a scaricare la sua ira con calci e pugni contro la malcapitata moglie.

E’ successo nella giornata di domenica ad Aversa. Motivo (ne bastava uno tanto per dare inizio alle violenze secondo i militari): la quantità di cibo servita a lui, inferiore rispetto a quello dato alle figlie. Protagonisti: lui, A.P., 43 anni, meccanico; lei, 40 anni, casalinga, entrambi residenti nella città normanna. A mettere sul chi va là i carabinieri, che sono stati supportati anche dal reparto territoriale di Aversa, coordinati dal colonnello Gianluca Vitagliano, i volontari dello “Sportello Antiviolenza” cittadino ai quali la donna vessata si era rivolta sin dagli inizi di settembre. Successivamente, a quanto pare, vi sarebbe stata altre volte. Altre volte, almeno due, le visite dei carabinieri della stazione aversana in questa abitazione che era diventata per le tre donne una sorta di luogo degli orrori.

“Qualunque motivo – hanno dichiarato i militari che da tempo stavano tenendo sotto controllo la situazione – serviva come pretesto per dare libero sfogo alla violenza, dalla polpetta cucinata, a suo dire, in maniera sbagliata alla quantità di cibo. Serviva solo un pretesto”.

Insomma, all’esterno la classica famigliola felice o, almeno in apparenza, tranquilla, ma nelle mura domestiche l’inferno che ha portato la donna a cercare aiuto allo sportello antiviolenza cittadino. L’altro giorno, domenica, l’ennesimo allarme. Immediato l’intervento dei militari aversani presso l’abitazione mentre l’aggressione, con calci e pugni, non era ancora terminata. Infatti, i carabinieri parlano di arresto per maltrattamenti in famiglia avvenuto in flagranza di reato. Una dizione che non lascia adito all’incertezza. Una violenza che non veniva frenata dalla presenza delle due bambine, anch’esse terrorizzate da quanto avveniva, considerato che il loro padre dava in escandescenze anche sotto i loro occhi. Ora sperano che qualcosa cambi, ma non vogliono essere lasciate sole. La cosa certa è che ci sarà molto da lavorare per i servizi sociali del comune che già stavano seguendo anch’essi la vicenda.

IL RUOLO DELLO SPORTELLO ANTI-VIOLENZA. Nella vicenda un ruolo chiave è stato giocato dai volontari dello “sportello antiviolenza ai quali la vittima della violenza, in precedenza, si era rivolta in cerca di aiuto. Istituito il 27 gennaio scorso, grazie all’iniziativa del sindaco Giuseppe Sagliocco, che lo ha ospitato nella “Casa delle associazioni” del centro ‘Vincenzo Caianiello’ di via Tristano (Ex Macello), lo sportello è coordinato da Francesca Petrella. Ed è stata proprio quest’ultima, come annunciato in un comunicato stampa del Comune normanno, che, tempestivamente, si è messa in contatto con i carabinieri per segnalare quanto stava avvenendo in quell’abitazione ed è a lei che abbiamo rivolto alcune domande sul caso in questione e sull’attività del centro.

Perché un intervento così diretto? “Ci eravamo resi conto che ci trovavamo di fronte ad un caso di violenze reiterate. La signora in questione (che mi ha già chiamato dopo aver visto la sua storia pubblicata su alcuni siti ed ha paura di problemi ulteriori, per cui non dirò nulla o quasi che possa nuocerle) era venuta da noi a settembre. Abbiamo immediatamente interessato anche i carabinieri del reparto territoriale di Aversa con i quali collaboriamo in stretta sinergia e i servizi sociali del comune. Tutti avevamo intuito di essere di fronte ad un caso grave”.

Ci può dire qualcosa in più di questa vicenda? “Verrei meno al mio compito. Ripeto: la signora non avrebbe voluto tanto interessamento mediatico. Cerco di difendere la privacy di quanti si rivolgono a noi. Il nostro interesse non è l pubblicità fine a se stessa, ma fare in modo che le donne acquistino coraggio ed abbiano fiducia in noi, essere convinte che da noi riceveranno un aiuto concreto, come questo caso ha dimostrato, ma non è, purtroppo, certamente l’unico”.

Ma sono tante? “Questo è un dato che non posso fornire direttamente perché li passiamo periodicamente alla prefettura e solo allora possono essere resi noti, ma posso dirle che non stiamo certo con le mani in mano. Abbiamo dato vita ad una rete di solidarietà e assistenza che copre i diversi campi in caso di necessità”.

Ci può fare un esempio? “Il nostro non è uno sportello di semplice ascolto. Lo Sportello d’Ascolto Antiviolenza si propone didare sostegno morale e psicologico alle donne maltrattate, offrire loro ascolto, progettare insieme un percorso di uscita dalla situazione di violenza, dare loro un aiuto concreto grazie alla rete di rapporti attività con: forze dell’ordine, pronto soccorso, medici, psicologi, assistenti sociali. Ad operare nello Sportello volontarie appositamente formate e preparate per offrire ascolto e sostegno in caso di violenza e maltrattamento a tutte le donne che lo richiedano. Lo Sportello mette a disposizione gratuite consulenze psicologiche e legali ed eventuali possibilità di fruire di Centri di Accoglienza nei casi dove, l’allontanamento dal maltrattante sia urgente. Quindi gli obbiettivi principali dello Sportello restano tre: offrire aiuto alle donne maltrattate progettando con loro un percorso individualizzato per un’uscita consapevole dalla violenza; sviluppare una forte solidarietà tra donne contro la violenza di ogni tipo; costituire una rete di rapporti con i rappresentanti delle Istituzioni che operano sul territorio”.

Sono donne italiani o straniere che si rivolgono a voi? “In massima parte si tratta di nostre connazionali, ma non mancano le immigrate. In questo senso ci è molto utili l collaborazione dell’associazione di mediatori culturali ‘Yalla’, nostri vicini di sede”.

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