Ultimatum di Berlusconi: “Risposte in dieci giorni o si va a elezioni”

di Antonio Taglialatela

 ROMA. Silvio Berlusconi detta la linea di tutto il Pdl, “falchi” e “colombe” compresi.

Durante un lungo vertice a Villa San Martino, con buona parte dei vertici del partito (Alfano, Verdini, Santanchè, Gelmini, Brunetta, Capezzone), ha passato in rassegna tutte le ipotesi sul campo per difendere “il mio onore e i miei diritti politici” e per verificare se esiste ancora una possibilità di evitare la rottura del patto di governo. Il Cavaliere, dopo la condanna definitiva nel processo Mediaset, non intende lasciare il Parlamento, né chiedere la grazia, e quindi c’è bisogno di qualche mossa prima che il 9 settembre la giunta per le elezioni del Senato si riunirà per decidere sulla sua decadenza da senatore. E vuole che siano il premier Enrico Letta e il presidente Giorgio Napolitano a pensarci.

Di risposte ne pretende in dieci giorni, altrimenti già a fine agosto partirà la sua opera mediatica: un messaggio agli italiani in video, seguito da un durissimo discorso in Senato sulla giustizia. Segnali, sarebbero questi,di un’apertura sostanziale della crisi e del conseguente ritorno alle elezioni.

Il leader del Pdl, insomma, fallita la strada della diplomazia e della moderazione, intende passare alle maniere forti, soprattutto dopo le parole proferite ieri alla televisione austriaca da Letta (“Il Pdl sarà responsabile delle sue azioni”), il quale, tra l’altro, ha schivato la domanda sull’eventuale grazia a Berlusconi (“Non sono il presidente della Repubblica e quindi non è un mio potere”).

In realtà, per evitare la crisi il Pdl ipotizza due vie d’uscita. La prima il ricorso alla Corte costituzionale per verificare la costituzionalità della legge Severino, ricavando così diversi mesi di agibilità politica e fermando i lavori della giunta per le elezioni. Altra strada quella della commutazione della pena da parte di Napolitano.

Ma Berlusconi crede poco ad entrambe le opzioni. “Cosa posso aspettarmi da una Corte costituzionale politicizzata che, quando ha potuto, mi ha sempre dato contro? Come da un capo dello Stato che si è limitato a una nota inaccettabile, da un Pd che si vergogna a stare al governo con noi?”, sarebbe il pensiero del Cavaliere che non vuole perdere nemmeno un minuto, anche per impedire agli attuali “alleati-avversari” di tirare avanti fino a chiudere la finestra elettorale d’autunno e scongiurare le elezioni immediate. Dieci giorni, questo il breve arco di tempo durante cui il governo Letta si giocherà il suo destino.

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