Spagna, appalti e tangenti: bufera sul premier Rajoy

di Antonio Taglialatela

RajoyMADRID. Quando si dice “ogni mondo è paese”. Anche la Spagna ora ha la sua tangentopoli, con protagonista il tesoriere di un partito, già definito il “Lusi spagnolo”.

Luis Barcenas (il nome, paradossalmente, si avvicina a quello dell’omologo italiano, nda), ex tesoriere del Partido Popular, la formazione di centrodestra del premier Mariano Rajoy, avrebbe ammesso ai magistrati di aver consegnato contanti nel 2008, 2009 e 2010 (25mila euro in quest’ultimo anno) al capo del governo e alla segretario generale Maria Dolores de Cospedal, numero due del partito.

Delle cifre “in nero” che farebbero parte di un tesoretto che Barcenas, in carcere dal 27 giugno, avrebbe accumulato da imprenditori in cambio di appalti. Secondo fonti dell’accusa, citate dai media, l’ex senatore avrebbe consegnato personalmente le somme in banconote da 500 euro in buste marroni. Alla Cospedal direttamente nella sede del Pp.

Il 9 luglio, El Mundo aveva pubblicato dei documenti che proverebbero cheRajoyaveva percepito stipendi illegali nel 1997, 1998 e 1999, mentre era ministro del governo di José Maria Aznar. Lo stesso quotidiano ha pubblicato il contenuto di uno scambio di sms fraRajoye Barcenas, che dimostrerebbe, sempre secondo il quotidiano, che il capo del governo ha chiesto all’ex tesoriere di negare l’esistenza di fondi occulti e degli stipendi extra.

Ora i socialisti, e la piazza, sempre in tumulto, chiedono le dimissioni di Rajoy e, addirittura, nuove elezioni. Ma l’ex delfino di Aznar respinge le accuse e non ne vuole sapere di abbandonare la carica: “Difenderò la stabilità politica e completerò il mandato che mi è stato affidato dal popolo spagnolo”, dice in conferenza stampa, comunicando anche la deposizione di Barcenas, per vent’anni fidato tesoriere del partito. “Lo Stato di diritto non cede ai ricatti”, sottolinea Rajoy, premier dalla fine del 1001 e presidente del Pp dal 2004.

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