Indesit, Formola: “Noi giovani abbiamo il dovere di batterci”

di Redazione

 CARINARO. Giovedì mattina, partecipando alla manifestazione indetta dagli operai dell’Indesit, a causa del piano di riorganizzazione dell’azienda che prevede solo nella nostra zona industriale (Carinaro – Teverola) esuberi per 540 unità, …

… più i lavoratori dell’indotto, riflettevo sulla solidarietà dimostrata in questi giorni da tutti i lavoratori ai loro colleghi che rischiano il loro posto di lavoro. Per il sociologo francese Emile Durkheim, il problema dell’ordine, di cosa tiene insieme la società, è il problema centrale della sociologia ed egli lo affronta individuando un nesso profondo tra forme della divisione del lavoro e forme della solidarietà sociale. Nelle società dove la divisione del lavoro è scarsa e le unità che la compongono sono poco differenziate tra di loro, ciò che unisce è un vincolo di solidarietà fondato sulla credenza in una comune origine o identità.

Il vincolo di solidarietà appare originarsi in un certo senso all’esterno, in una credenza di natura fondamentalmente sacrale e religiosa. Durkheim chiama “meccanica” questa forma di solidarietà. Nelle società moderne invece, dove prevale la divisione del lavoro, il vincolo di solidarietà è di natura interna, è fondato sui nessi di interdipendenza tra le varie funzioni e professioni svolte da individui e gruppi sociali e per Durkheim questa si chiama solidarietà “organica”. La differenziazione sociale, dovuta dalla divisione del lavoro, crea rapporti tra diversi lavoratori specializzati.

A differenza di quanto affermano molti, anche oggi c’è un divario molto ampiotra interessi particolari, quelli de i padroni – e continuiamo a chiamarli così anche per il modo di comportarsi – che inseguono il maggior profitto dalla forza lavoro, e quelli dei lavoratori che vedono ogni giorno ridurre i loro diritti. Oggi il lavoratore è visto più come merce, che si può gettare una volta usato, e non come persona umana che è soggetto di diritti e doveri.

Il caso Indesit, come tanti casi industriali in provincia, ci fanno riflettere sul nostro futuro. Noi giovaniabbiamo il dovere di batterci e difendere la nostra identità, fondata su lavoro, far sentire la nostra voce alle istituzioni e associarci per il bene del nostro territorio. Solo così possiamo vivere la solidarietà sociale come un valore, come la vivono ogni giorno i lavoratori del nostro territorio.

Arturo Formola, “Giovani per Carinaro”

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