15enne ucciso, Romano: “Basta con cultura di morte e violenza”

di Nicola Rosselli

 AVERSA. “Aversa non può più estraniarsi dalla realtà rappresentata dai paesi vicini”. Lucio Romano, senatore aversano di “Scelta Civica per l’Italia”, interviene sul sanguinoso episodio dell’omicidio di Emanuele Di Caterino.

“La drammatica vicenda – afferma – interroga tutti, autorità politiche, società, famiglie. Nonostante gli sforzi da tutti riconosciuti da parte delle forze dell’ordine, permane, tuttavia, una manifesta violenza nella vita quotidiana. Non è solo tempo di repressione, ma è tempo di prevenzione che si realizzi attraverso una compiuta collaborazione tra scuola, istituzioni, ai vari livelli, e associazionismo. La cultura della violenza e dell’imbarbarimento sociale è diventata cultura di associazione. Non basta solo la ribellione morale né l’indignazione sociale. Abbiamo tutti assolutamente bisogno che ognuno, per responsabilità istituzionale o mero ruolo di cittadino, possa testimoniare quotidianamente il valore intangibile della convivenza e della pacificazione sociale”.

Quali, a suo avviso le motivazioni, le radici di questi episodi? “Troppa violenza nelle parole, troppa violenza nelle relazioni sociali, troppa violenza nella fisiologica competizione che è propria del vivere. Insomma, abbiamo bisogno che nelle nostre martoriate terre si riprenda quel vocabolario che abbiamo dimenticato; è dall’essere insieme e non dalla violenza che si costruisce una sana vita cittadina. Non possiamo più parlare di Aversa come una città che possa estraniarsi dalle realtà sociali vicine. Aversa è al centro di un vasto Agro che la identifica come punto di riferimento e a cui affluiscono tantissimi giovani soprattutto nel fine settimana”.

Come venirne a capo? “Se non abbiniamo con gli indubitabili sforzi delle forze dell’ordine la prevenzione che venga capillarmente attuata e proposta non avremo futuro. I giovani hanno tutto il diritto di poter vivere la città in qualunque ora, in qualsiasi giorno. Devono, tuttavia, imparare a convivere e noi genitori tutti dobbiamo essere modello per una sana e costruttiva convivenza. Che non termini la nostra costante mobilitazione perché, poi, tra qualche tempo non si verifichi un altro atto di così efferata violenza. La nostra comunità piange la morte di un giovane che colpisce tutti noi, senza distinzioni di sorta. E altrettanto vittime di questa cultura di morte e violenza sono gli autori di questo efferato gesto”.

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