15 anni, pantaloni rosa e i commenti degli amici: studente romano suicida

di Emma Zampella

 ROMA. 15enne si suicida perché deriso dagli amici per i suoi pantaloni rosa. L’istituto è il “Cavour”, quello poco lontano dal Colosseo, nella capitale.

E in quella scuola c’era anche lui, il ragazzo dai pantaloni rosa, quello che amava truccarsi, essere eccentrico e fuori dal comune, sopra le righe. Come quei suoi 15 anni che rendevano il tutto molto più leggero, molto più semplice. Quella mattina, un martedì di novembre, oltre al trucco si era messo anche lo smalto sulle unghie, facendo partire una filza di commenti, anche poco carini da parte di compagni di scuola e coetanei. E forse quei commenti non era riusciti a viverli con la stessa leggerezza con cui si vestiva e mostrava al mondo il suo essere omosessuale.

E quella leggerezza è venuta a mancare anche quando è tornato a casa e, legata la sciarpa ad un lato dalla scala interna, ha poi deciso di legare l’altro lato al suo collo. Una morte atroce, ma repentina che ha messo fine a quell’angoscia, all’inquietudine che segna quegli anni di leggerezza quando si è presi di mira dai propri compagni. E quel pomeriggio, la stessa forza che l’ha guidato e che gli dava coraggio di mostrasi per ciò che era, lo aveva abbandonato.

A ritrovare quel corpo il fratellino più piccolo che ha chiamato gli inutili soccorsi dei genitori. A dare l’annuncio agli amici, gli stessi che qualche ora prima lo avevano deriso, è stata, la preside. I suoi compagni di classe l’hanno presa malissimo. Hanno scritto una lettera per ricordare quello che in rete, sui social network era conosciuto come “il ragazzo dai pantaloni rosa”. La lettera è stata poi letta nel cortile della scuola. C’è chi dice che alcuni di loro si siano sentiti in colpa per qualche battuta di troppo. Commenti che pare siano arrivati anche da una professoressa che vedendolo con lo smalto avrebbe detto che non era il caso.

“Si è ucciso perché lo prendevano in giro per lo smalto sulle unghie e perché era omosessuale”, ha raccontato un amico che ha subito contattato l’Help Gay Line, il numero di assistenza per chi vuole denunciare casi di pregiudizio e violenza. Una struttura (che risponde all’800713713) collegata al Gay Center che a sua volta riunisce una serie di associazioni a livello nazionale. Una storia di disagio sulla quale lancia l’allarme il portavoce di Gay Center, Fabrizio Marrazzo.

“A quanto pare il ragazzo era gay, cosa nota ai suoi amici e anche ad altri che lo prendevano in giro. Chiediamo che venga fatta luce sulle ragioni del suicidio. E se tra queste ci sono forme di discriminazione per la sua dichiarata omosessualità. Adesso c’è chi parla di un semplice sfottò tra 15enni, di un semplice modo per ridere, ma forse la leggerezza del 15enne dai pantaloni rosa è diventata pesantezza, tanto pesante da fargli compiere il folle gesto. “Abbiamo sentito anche altri ragazzi della scuola frequentata dal suicida – racconta il portavoce Fabrizio Marrazzo -, altri li abbiamo ascoltati direttamente nell’istituto. Non sappiamo se fosse veramente gay, ma ciò non toglie che per il suo atteggiamento veniva deriso e che per questo motivo era sconvolto”.

Sul suicidio indaga la polizia., che ha iniziato a spulciare anche in rete, hanno sequestrato il telefonino e il computer del giovane. A casa non sarebbero stati infatti trovati biglietti d’addio, ma non si esclude che dai social network, come Facebook, frequentati dallo studente si possa ricostruire la rete di rapporti e i messaggi che il giovane riceveva.

“Abbiamo chiesto alla polizia di acquisire anche quei messaggi – aggiunge Marrazzo – perché non possiamo escludere che il ragazzo sia rimasto vittima di stalking o di istigazione al suicidio. Quello che ci preoccupa è anche il fatto che in quella scuola il Gay Center ha organizzato incontri con gli studenti e gli insegnanti fino a due anni fa. Siamo sempre disponibili a collaborare con il mondo della scuola – conclude Marrazzo – ma occorre anche la collaborazione delle istituzioni”.

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