Scuola in piazza: “Dopo 30 anni di bastone, ripartiamo dalle carote”

di Emma Zampella

 ROMA. Sempre più infervorati gli studenti protestano in tutta Italia, arrivando fin sotto la sede romana del parlamento europeo: la protesta continua ad oltranza.

Sono Roma e Milano i centri nevralgici di quella che viene annunciata come una lotta molto dura contro le istituzioni e le sue riforme all’istruzione. Gli studenti scendi ancora una volta in piazza a reclamare quelli che vengono definiti i propri diritti allo studio. A Milano la situazione si complica quando la protesta degenera e il reclamo dei propri diritti diviene motivo di scontro circa le questioni politiche della regione Lombardia. “Fuori la mafia dalla Regione”: è questo il testo del manifesto con cui gli studenti che, sfilano in centro a Milano, tappezzano la filiale Unicredit di piazza Cordusio, oggetto anche del lancio di uova e fumogeni.

La manifestazione organizzata da diversi collettivi studenteschi e universitari, conta circa tremila partecipanti, ed è aperta dallo striscione “Aprea (assessore regionale all’Istruzione) e Formigoni dimissioni”. Il corteo punta a concludere la propria marcia sotto Palazzo Lombardia, sede della Giunta regionale, dove sono state strappate le bandiere della regione esposte e sono stati lanciati fumogeni. Lanci di uova e fumogeni anche contro il palazzo della Provincia di Torino, dove i manifestanti, alcune migliaia, hanno avvolto il portone di Palazzo Cisterna con nastro da cantiere esponendo uno striscione con scritto: “Crolla la scuola, crolla il futuro”. I lanci di uova sono partiti dopo che i manifestanti hanno spiegato il loro gesto: “Mentre le scuole crollano, non è possibile che si parli di grandi opere e di Tav da parte del presidente Saitta. La sicurezza è un diritto e va garantita – hanno detto – non è possibile che la Provincia ci dica di pagare la manutenzione delle scuole”. Molto più calma la situazione in Puglia, dove una delegazione di studenti è stata ricevuta dal Presidente della Regione, Nichi Vendola.

Momenti concitati anche a Roma dove i manifestanti hanno strappato le bandiere dell’Unione Europea mentre sfilavano a via Cavour. Carote fresche da restituire al ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, che più volte in questi mesi ha sostenuto la necessità “di utilizzare un po’ di più il bastone e un po’ meno la carota, altre volte viceversa, ma non troppa carota”. A restituirle sono gli studenti scesi in corteo che, carote alla mano, hanno dato vita all’insolita protesta: “Dopo 30 anni di bastone, ora ripartiamo dalle carote”.E’ cresciuto lungo il percorso, arricchendosi di gruppi di ragazzi e all’altezza di piazzale Esquilino dei docenti, il corteo degli studenti di Roma. Sarebbero quindi già diecimila i partecipanti, secondo gli organizzatori. Le tematiche al centro della protesta sono delle più varie: la scuola scende in piazza contro i tagli del governo, che, con la spending review, si vede sottrarre tanti fondi per aggiornare e portare avanti il processo di istruzione del paese.

In particolare l’attenzione dei manifestanti si concentra sulla mancanza di investimenti per gli edifici scolastici e per l’introduzione di nuove tecnologie nella formazione. Altro tasto dolente è la precarietà che contraddistingue i docenti, da anni pagati molto meno rispetto al resto dell’Europa. Per quanto riguarda poi il processo di selezione il sindacato è chiarissimo ritenendo un altro concorso inutile e costoso in questo momento. A dover essere modificata, secondo i manifestanti, è anche la legge sulle pensioni. E anche la situazione universitaria non è delle migliori. Frequentare le università italiane è diventato negli ultimi anni sempre più costoso. Le tasse sono aumentate del 60% facendo arrivare l’Italia al terzo posto nella classifica dei paesi con la formazione universitaria più cara. Questa situazione crea dei divari sociali impedendo a tutti quegli studenti meritevoli, ma privi dei mezzi economici necessari, di ottenere una formazione adeguata ad inserirsi in maniera competitiva nel mondo del lavoro.

La protesta, intanto, prosegue al grido di “Una scuola di qualità ce la chiede l’Europa. Finora governo e politici hanno tirato fuori la bandiera del ‘ce lo chiede l’Europa’ solo quando si tratta di sacrifici economici.- dice Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi – L’Europa ci chiede anche di ridurre gli abbandoni scolastici del 10%, di aumentare il numero dei laureati, di raggiungere il traguardo dell’85% dei 22enni diplomati, l’Europa ci chiede una sistema d’Istruzione di qualità”.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico