Legge elettorale, dopo gli scandali si va verso le preferenze

di Gennaro Pacilio

 ROMA. Contro la proposta di riforma delle legge elettorale a firma di Lucio Malan (Pdl) adottata dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato interviene Anna Finocchiaro, capogruppo Pd.

“Penso – dice la Finocchiaro che la cronaca di queste settimane e di queste ore ci consegna una nuova questione morale. E ci racconta che uno dei modi in cui la corruzione e la criminalità organizzata hanno permeato la politica è stato proprio il sistema delle preferenze”.

E certamente le cronache che in queste ore arrivano dal Pirellone, dal Lazio e da altre regioni e non solo, riportano al centro del dibattito l’annosa questione delle “liste pulite”. Il rischio delle infiltrazioni mafiose nei partiti politici contribuisce a rendere ancora più grave il tracollo di sistema che sta seppellendo la cosiddetta Seconda Repubblica.

E per questo ora che l’orientamento del Parlamento pare indirizzarsi verso le preferenze, nonostante si irrobustisca il sospetto che l’obiettivo finale sia affossare qualunque tentativo di riforma per tornare a votare con il Porcellum, servono segnali forti. Chi sostiene una riforma elettorale fondata sul ritorno delle preferenze non può esimersi dal dovere politico di indicare correttivi. I casi che occupano le prime pagine dei quotidiani parlano chiaro.

Dal romano Samuele Piccolo all’ormai mitico Franco Fiorito, dall’assessore lombardo Zambetti al capogruppo dipietrista alla Pisana Maruccio, i protagonisti degli scandali delle ultime settimane hanno una caratteristica in comune. Sono tutti “Mister preferenze”, campioni di gradimento sul loro territorio.

Insomma, come osserva anche Vizzini, presidente della Commissione Affari Costituzionali al Senato, quello delle preferenze è probabilmente il “metodo che in questo momento storico, visti gli scandali che stanno succedendo, è il più difficile da governare”, e per questo “bisognerà prendere molti accorgimenti perché altrimenti rischiamo di prenderci quel virus che sta portando già molti problemi”.

Mai come oggi dunque serve uno sforzo titanico, da parte delle forze politiche, per garantire non solo il rinnovamento delle classi dirigenti (in fondo sono “facce nuove” sia Fiorito che la Minetti, sia il Trota che Maruccio), ma soprattutto la qualità del rinnovamento. È quello che ripete da mesi tra gli altri Giulia Bongiorno, portavoce di Futuro e libertà e presidente della Commissione Giustizia alla Camera, impegnata sul fronte delle regole dei partiti (sia scritte che non scritte, come ci tiene a precisare).

“Un soggetto con gravi imputazioni – ricordava qualche settimana fa intervistata da la Repubblica – non può candidarsi”. Come a dire che se il sistema elettorale è un optional, la “pulizia” delle liste è un dovere di tutti.

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