Colpi di mortaio: risale la tensione tra Siria e Turchia

di Emma Zampella

 ANKARA. Ancora una violazione territoriale da parte della Siria, una cui salva di mortaio è piombata sulla provincia turca di Hatay, nell’Anatolia meridionale, abbattendosi al suolo nel villaggio di Asagipulluyazi, situato alle porte della città di Yaydalagi, appena 50 metri a nord della frontiera tra i due Paesi.

Immediata anche in questo caso la reazione delle Forze Armate di Ankara, che hanno risposto al fuoco: lo ha denunciato il governatore provinciale, Celalettin Lekesiz, secondo cui non vi sono comunque state vittime. È il terzo episodio del genere di cui si ha notizia da mercoledì scorso.

Intanto, quattro combattenti turchi, impegnati nelle operazioni militari dei ribelli contro le truppe del regime, sono stati uccisi sabato dall’esercito siriano ad Aleppo: lo hanno riferito la televisione locale e l’agenzia ufficiale Sana. “Un’unità del nostro valoroso esercito ha distrutto a Bustine al Qasr due veicoli sui quali erano montate mitragliatrici anti-aerei Douchka e sette Mercedes a bordo delle quali si trovavano dei terroristi, tra cui quattro turchi”, hanno affermato i due media ufficiali.

Venerdì ilpremier turco nazionalista islamico, Recep Tayyip Erdogan, ha assicurato che il suo Paese “non intende iniziare una guerra con la Siria”.Resta ancora alta la tensione nel Kurdistan turco dove per i combattimenti con i ribelli separatisti del Pkk l’esercito ha deciso di limitare l’accesso a 15 aree. La situazione rimane però ancora tesa. Attualmente dopo gli attacchi costati la vita a 5 persone, la Turchia si ritrova divisa fra un governo che vuole mostrare la massima fermezza nei confronti del regime siriano e un’opinione pubblica fortemente contraria a qualsiasi ipotesi di intervento armato.

La Siria siè scusata per il colpo di mortaio che, giovedì, ha ucciso 5 persone nella cittadina turca di Akcakale, e Ankara ha sospeso i bombardamenti di ritorsione contro postazioni siriane oltre frontiera iniziati la notte scorsa.

Ma la situazione rimane pericolosamente fluida.

Il parlamento di Ankara ha dato via libera per un anno, come richiesto dal premier Erdogan, a possibili azioni militari in Siria se il governo lo riterrà necessario. La mozione è stata definita solo di scopo difensiva visto che la Turchia non vuole muovere guerra contro Damasco, pur avendo incassato il parere favorevole della Nato. E verso Damasco e il regime Bashar Al Assad, era arrivato invece il pressing di Mosca. Il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, riferendo di avere avuto dal governo siriano la conferma che il bombardamento in territorio turco è avvenuto per errore, ha infatti chiesto al regime di fornire rassicurazioni sul fatto che non ci saranno più in futuro incidenti militari di confine. La situazione, ha detto il responsabile della diplomazia russa, “sta peggiorando ogni giorno e il conflitto si sta dirigendo verso un punto di non ritorno”. Anche laNatoha espresso ”solidarietà” alla Turchia e in un comunicato, emesso alla fine di un vertice urgente a Bruxelles per discutere dell’incidente. “chiede l’immediata cessazione di tali atti ed esorta il regime siriano a porre fine alle violazioni flagranti del diritto internazionale.

Da Washington, hanno fatto eco la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato, assicurando che gliStati Unitisono al fianco della Turchia. Assad se ne deve andare via una volta per tutte – sostiene con fermezza l’amministrazione Obama – e in Siria deve partire una transizione politica. Ferma condanna agli attacchi condotti ieri dall’esercito siriano è arrivata anche dall’Unione europea. ”L’incidente di ieri – aveva dichiarato in una nota il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton – indica chiaramente quali tragici effetti può avere sui Paesi vicini la crisi siriana. Ancora una volta chiedo con urgenza alle autorità siriane diporre fine immediatamente alle violenzee di rispettare la sovranità e l’integrità dei Paesi vicini. Simili violazioni della sovranità turca non possono essere tollerate”.La Ashton ha rivolto un appello “alla moderazione a tutte le parti”, assicurando che l’Ue “continuerà a seguire la situazione molto da vicino”.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto”preoccupato” per il rischio che “la crisi siriana dilaghi nei Paesi confinanticome avvenuto ieri con la Turchia”. Lo ha dichiarato il portavoce di Ban, Martin Nesirsky, citato dall’agenzia d’informazione ‘Dpa’. Il portavoce ha quindi reso noto che l’inviato speciale di Lega Araba e Onu per la crisi in Siria, Lakhdar Brahimi, ha contattato i governi di Ankara e Damasco per invitarli alla moderazione.

Dall’Ue, come da Berlino, Londra e Parigi, sono arrivati messaggi di solidarieta’ e di forte condanna della strage di civili di Akcakale. Ma anche appelli alla moderazione e all’abassamento della tensione, nel timore di una guerra aperta dalle conseguenze potenzialmente devastanti per tutto il Medio Oriente. Il ministro Giulio Terzi ha parlato di ”solidarietà molto stretta e sentita” dell’Italia: ”capiamo, ha detto, il forte problema di sicurezza che avverte la Turchia”.

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