Rimossi i lucchetti dell’amore a Ponte Milvio

di Emma Zampella

 ROMA. Al via la rimozione dei lucchetti dell’amore di Ponte Milvio: infranti i sogni degli innamorati del Moccia pensiero.

Stamane, con tronchesi alla mano, gli uomini dell’Azienda ambientale di Roma (Ama), hanno iniziato a rimuovere i simboli dell’unione di centinaia di coppie di adolescenti, che da anni suggellano così il loro amore reciproco: una moda ispirata dal libro e dal film “Tre metri sopra il cielo”.

Il rito degli innamorati prevedeva l’attaccatura del lucchetto, con tanto di nome e data degli innamorati, alle catene collocate sul ponte, e il successivo lancio delle chiavi nel Tevere. A suggellare un amore che durasse per sempre. Non molto chiare le ragioni della rimozione, anche se questa è stata una decisione presa dopo una battaglia nelle file politiche tra il Pd ed il Pdl, Gianni Giacomini (Pdl) presidente del XX municipio, che ha vinto contro la moda diffusasi tra i teenager di “addobbare” il ponte romano. “Lo scorso anno il consiglio del municipio ha votato all’unanimità un documento che chiedeva la rimozione, dobbiamo rispettare la volontà popolare e per la precisione quel’86% che si sono espresse a favore della rimozione. Tra l’altro con la scusa dei lucchetti, Ponte Milvio era diventato un luogo di ritrovo di spacciatori”, ha dichiarato Giacomini. Ovviamente erano un elemento di “disturbo” per la linearità dell’architettura cittadina ma, in fin dei conti, un ricordo impresso nelle menti di molti cittadini.

Resi famosi dal libro e dal film di Federico Moccia, i lucchetti dell’amore avranno una nuova collocazione: al vaglio diverse ipotesi, tra le quali anche quella di uno spazio stabile in un museo della Capitale. Provvisoriamente i lucchetti andranno in un magazzino del Comune, poi sarà la Soprintendenza a decidere la location migliore. Un’ipotesi è quella di esporli nel museo preistorico etnografico Pigorini, all’Eur, accanto ai capolavori dell’arte degli Aztechi. Ma Giacomini storce il naso. “Mi sembra un po’ troppo portarli al Pigorini anche perché credo che quell’istituto rappresenti il 90% dell’archeologia del mondo – ha detto – e credo ci sia una bella differenza tra un ferro arrugginito e altre opere d’arte”.

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