Intervista al generale Pennino, nuovo comandate Esercito Lombardia

di Redazione

Antonio PenninoMILANO. Quando qualche anno fa cominciai a frequentare l’importante Palazzo Cusani, sede del Comando Esercito Militare Lombardia, in via Brera, a Milano, non immaginavo minimamente di poter entrare in contatto con un Mondo a me sconosciuto e che ho trovato così affascinante.

Come tutti, anch’io pensavo che gli uomini in divisa fossero fatti solo di divisa. I gradi di questi militari mi intimidivano. Mi resi conto che rimanevano chiusi dentro mura erette da chi non li conosceva. Io, come tutti i giornalisti, ho la missione di comunicare con la gente e allora mi dissi: perché non portare all’esterno la loro immagine? Perché non far conoscere al Mondo Civile cosa avviene nel Mondo Militare? Perché non citare ciò che c’è dentro una divisa? Perché non farli interagire con la società civile? Così ho fatto.

Venni invitata ad assistere alle loro conferenze tenute presso la Sede del Comando Esercito Militare Lombardia e Comando Nato di Palazzo Cusani, per le quali ho scritto degli articoli. Poi li ho intervistati ed ho scoperto che al di la dei loro gradi e della loro importanza, c’erano delle meravigliose persone, con i loro gravosi compiti, con tanto di mogli e figli, con le loro aspirazioni, i loro desideri, i loro dolori, i loro problemi. L’esperienza di questi circa quattro anni in cui mi sono dedicata a scrivere del Mondo Militare è stata positiva. Sono molto orgogliosa di essere stata la prima giornalista in Italia a portar fuori da quelle mura la Forza Armata dell’Esercito Italiano ma, soprattutto, sono stata felice di aver fatto conoscere ciò che c’è dentro una divisa: uomini eccezionali. Qualche mese fa, ho chiesto al Generale di Brigata Antonio Pennino, attuale Comandante l’Esercito Militare Lombardia, di poterlo intervistare, pertanto, mi sono recata al Comando. E’ stato bello e rassicurante il sorriso con il quale il Comandante mi ha ricevuta.

Mi scusi Generale se per prima cosa Le faccio questa domanda: Lei è sposato? Ha figli? «Sì, sono sposato ed ho una figlia di dodici anni che dà un grande senso al futuro».

 Qual è stata la Sua formazione militare, umanistica, scientifica e sportiva? «Dopo il diploma, ho frequentato il 162° Corso presso l’Accademia Militare di Modena al termine del quale sono stato nominato Sottotenente. Successivamente, ho seguito tutti corsi di formazione previsti per gli Ufficiali, sia in Italia che all’estero. Sono riuscito a laurearmi in Economia e Commercio ed in Scienze Strategiche. Per quanto concerne lo sport, come vede sono un bersagliere e, quindi, cerco di mantener sempre un’ottima forma praticando numerosi sport. Prediligo, in particolare, andare in bicicletta su itinerari fuori dai circuiti stradali. Quelli che ho più frequentato in regione sono quelli del Ticino, della Valle Olona e dei Laghi. La bicicletta ti consente di allargare il raggio di azione, di farlo immergendoti nella natura, respirando ossigeno e espellendo tossine. Poi ti porta sempre ad affrontare nuove sfide e a scoprire nuovi limiti. Mete chiare, disegni adeguati e determinazione profonda rappresentano un ottimo banco di prova anche in questa attività».

La patria è un valore in cui ci si può riconoscere? «La Patria, che mi piacerebbe fosse sempre scritta con l’iniziale maiuscola, rappresenta, insieme alla Famiglia, sempre con l’iniziale in maiuscolo, uno dei valori caratterizzanti del mio essere uomo, cittadino e militare. Non si può, infatti, non emozionarsi ascoltando il Canto degli Italiani, cioè l’Inno di Mameli. La Patria costituisce, contraddistingue e caratterizza la nostra vita, il nostro modo di essere e sentirsi Italiani».

Quale posto di comando ha ricoperto prima di giungere a quello attuale? «Ho ricoperto l’incarico di Capo Divisione Combat Service Support presso il Corpo d’Armata di Reazione Rapida della Nato a Solbiate Olona».

E’ stata la passione per la vita militare che Le ha fatto fare una scelta così impegnativa? «La mia vocazione per la Forza Armata è puramente casuale. Eravamo “quattro amici al bar” ed uno propose di fare la domanda per concorrere all’Accademia Militare di Modena. Lo seguimmo, anche se nel frattempo mi ero iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Napoli. Iniziò la selezione ed in due riuscimmo a diventare Allievi Ufficiali. Sicuramente i valori di base che avevo appreso dall’educazione in famiglia e durante gli anni del liceo frequentato ai Salesiani mi hanno facilitato in questa scelta e nell’affrontare le sfide che di volta in volta i vari incarichi mi hanno posto di fronte. Soprattutto il concetto di servizio, inculcatomi da mio padre, Maresciallo dei Carabinieri, è il mio riferimento nell’agire».

Assumendo l’attuale Comando non è spaventato? «Spaventato è un termine forte che mi auguro non appartenga a coloro che come me indossano l’uniforme. Credo che si debba temere e, in alcuni casi, aver il giusto timore di altre cose ben più rilevanti dello svolgere un incarico che, ancorché prestigioso e impegnativo, richiede disponibilità, preparazione e professionalità. Parlando di spavento, mi permetta di rivolgere un caro e sentito pensiero di vicinanza ai miei conterranei emiliani che, giustamente, in questi terribili giorni hanno e stanno vivendo momenti di spavento».

È soddisfatto del Suo ruolo di Comandante? «Sicuramente sì, specialmente in questo incarico che mi permette di far si che l’Esercito sia da tutti percepito come una risorsa sempre a disposizione del Paese. Lo facciamo da 151 anni».

Se non avesse scelto la carriera militare, cos’altro avrebbe voluto fare? «Mi sarebbe piaciuto fare il pilota d’aerei o lo sportivo».

Qual è la sua opinione sulla capacità della Forza Armata? «L’Esercito Italiano è composto fondamentalmente da professionisti in grado di contribuire alla tutela degli interessi del Paese, integrato nella struttura dell’Alleanza Atlantica, capace di intervenire nelle aree internazionali di crisi, non solo con attività a garanzia della pace, ma con una gestione attiva delle situazioni critiche».

Dall’esterno si percepisce che in quest’ultimo decennio, il Mondo Militare si è evoluto, è vero? «Il nostro Mondo si è realmente evoluto. Se così non fosse, significherebbe che non saremmo in grado di sostenere il passo dell’attualità. D’altronde i cambiamenti fanno parte dell’oggi e senza l’oggi non si potrebbe pensare e, quindi, organizzare e gestire il domani. Un Esercito che cambia è, di fatto, un Esercito che cresce. La continua evoluzione dell’Esercito ha fatto sì che divenisse, come anche Lei ha percepito, una “risorsa per il Paese”, e “al servizio del e per il Paese”».

Cosa l’Esercito offre ai giovani che vogliono entrare a farne parte? «Presentare ai giovani le offerte occupazionali che la Forza Armata costituisce uno dei target dei Comandi Militari regionali. Ci sono diverse possibilità, ognuna segue un percorso formativo ben delineato e finalizzato. I giovani possono intraprendere varie carriere: dalla figura ad altissima specializzazione dell’Ufficiale laureato in ingegneria a quella sempre pronta all’avventura del Volontario».

La nuova generazione di militari è più evoluta di quella passata? «Sì. Non c’è paragone. I nostri militari sono dei veri professionisti, una risorsa sempre disponibile ed immediatamente impiegabile per il Paese. Pensi che, in ambito internazionale, il nostro stile italico di affrontare e risolvere i vari problemi è da tutti apprezzato e preso a riferimento».

 Consiglierebbe ai giovani di intraprendere la carriera militare? «La carriera militare è essenzialmente un modello di vita e uno stile militare in cui i doveri sono più rilevanti dei diritti. Se non si condividono precisi ideali è inutile arruolarsi. È giusto, quindi, che un giovane intraprenda la nostra professione solo se realmente motivato e animato da quel giusto spirito di servizio per l’Italia».

Cosa insegnerebbe alle giovani leve o a chi frequenta l’Accademia Militare? «Ho avuto l’onore di comandare il Reggimento Allievi dell’Accademia Militare qualche anno fa. L’insegnamento primario è quello morale. Varcando l’ingresso principale dell’Accademia si percepiscono immediatamente le tradizioni, lo spirito di servizio e di sacrificio, la dedizione al dovere, la lealtà, la volontà di perseguire gli obiettivi assegnati e molti altri valori. Tutto questo costituisce la base sui costruire la professionalità di una Forza Armata in continua evoluzione».

Ritiene indispensabile la conoscenza del mondo militare da parte del mondo civile? «È fondamentale. Chi non è conosciuto non può essere apprezzato. L’Esercito è, infatti, percepito come una delle Istituzioni più amate poiché è sempre stato una risorsa del Paese e continua ad essere al fianco di tutti i cittadini offrendo disponibilità e garantendo sicurezza».

Come Comandante l’Esercito Militare Lombardia in cosa sarà impegnato? «In Lombardia ci sono numerosi Enti o Comandi militari che attengono alla sfera internazionale, operativa, scolastica e territoriale. Il Comando Militare Esercito Lombardia, come del resto tutti gli altri paritetici comandi regionali, ha delle funzioni e dei compiti ben precisi. Seguiamo i rapporti fra Paese ed Esercito, svolgiamo attività di carattere istituzionale, di promozione dei reclutamenti e di comunicazione. Su queste attività focalizziamo la massima attenzione promuovendo i reclutamenti nelle scuole e favorendo la stesura di convenzioni che consentano l’elevazione professionale del personale. Infine, cerchiamo di attivare tutte quelle iniziative che possano facilitare e migliorare la qualità di vita dei militari».

Svolgete attività presso gli istituti scolastici? «Nell’ambito delle attività previsti dall’ufficio Scolastico Regionale in merito all’orientamento al lavoro, svolgiamo, nelle scuole medie superiori, parecchie conferenze illustrative sui vari percorsi occupazionali nell’ambito Esercito. Abbiamo riscontrato che ciò ha aumentato notevolmente le richieste di arruolamento dei giovani studenti lombardi. Questa sua domanda mi offre la possibilità di ricordare che è possibile frequentare gli archivi dei nostri Centri Documentali e la Biblioteca della Scuola Militare “Teulié” per consultare documenti o testi per la realizzazione di tesi universitarie. Infatti, abbiamo sottoscritto protocolli d’intesa e convenzioni con i principali atenei milanesi, con i quali collaboriamo per convegni e conferenze di spessore».

Per quanto concerne i compiti specifici in circostanze di pubblica calamità ed in altri casi di straordinaria necessità ed urgenza, in quale misura l’Esercito sarà impegnato? «I nostri Reparti sono sempre pronti ad intervenire in caso di necessità come, peraltro, recentemente accaduto in occasione del sisma che ha colpito la pianura padana. Come Le ho detto i nostri uomini e le nostre donne sono e saranno sempre “al servizio del e per il Paese”».

È mai stato impegnato in missioni all’estero? «Sono stato impiegato in Bosnia Erzegovina e sono stato Addetto per la Difesa presso l’Ambasciata d’Italia in Pakistan».

Come valorizzare l’esperienza accumulata nei teatri di guerra? «Conoscere nuove culture e soprattutto stili di vita diversi dal nostro comporta sempre un arricchimento personale. L’impiego all’estero costituisce, dunque, una tappa fondamentale per la nostra professionalità poiché ci si trova ad affrontare e dover risolvere ogni tipo di problematica».

Si vive sempre armati o solo in determinati teatri di guerra? «Sarebbe stato più corretto che la domanda ponesse la differenze tra un’operazione svolta in una missione che prevede l’uso di forza militare e un’altra in cui si esclude l’utilizzo di un’arma. Ciò in quanto in un teatro bellico appare un contro senso non avere la disponibilità di un’arma cosa assolutamente superflua ed inutile in un’operazione come può essere, ad esempio, quella di assistenza alla popolazione colpita dal terremoto».

Come vengono vissute le Missioni di Pace all’estero da parte dei militari? «I militari vivono la loro missione sapendo che devono fare ricorso a tutte le doti umane (valori, capacità, intelligenza, empatia) ed intellettuali per fronteggiare le situazioni più disparate in cui si trovano ad operare».

Al termine dell’intervista al Generale Pennino ho piacevolmente capito che è una persona molto severa, soprattutto con se stesso e poco incline ai convivi. Si dedica al suo gravoso compito di Comandante di una Forza Armata Italiana con passione, orgoglio e dignità, conscio della grande responsabilità. Prima di assumere quest’ultimo incarico, ha partecipato a molte missioni militari italiane all’estero, le cosiddette Missioni di Pace o di peace-keeping (come viene denominata internazionalmente una operazione di mantenimento della pace).

Per il rispetto che ho per ognuno di voi lettori, nell’ambito dei miei limiti in materia militaria, desidero ricordarvi che il presupposto indispensabile per mantenere lo Stato, cioè l’Italia, in ottimo stato di salute, sono quelli di amare l’Esercito Italiano e tutti coloro che ne fanno parte, perché sono preposti al gravoso e rischioso compito di tutelare la nostra libertà e al rispetto della nostra dignità di persona.

Principia Bruna Rosco

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