Aeroporti, il governo pensa a taglio di scali secondari

di Redazione

 ROMA. Recuperare risorse, tagliare gli sprechi e dare una logica economica ad un sistema aeroportuale che, così com’è, non risponde alle esigenze del Paese.

E’ con questi obiettivi che il governo sta delineando l’atteso piano nazionale degli aeroporti, un programma che porterà alla chiusura di alcuni scali secondari e che ridisegnerà la mappa del traffico aereo. A lavorarciè il ministero dello Infrastrutture e dei Trasporti, con il viceministro Mario Ciaccia impegnato in prima persona. Il dicastero ha collezionato suggerimenti e proposte, comprese quelle dell’Enac, ed ”entro la fine dell’anno” il piano vedrà la luce. ”Nonè tollerabile che vi sia una quantità di aeroporti che non rispondono ad una logica e ad una esigenza dell’economia”, ha spiegato Ciaccia.

”Dobbiamo recuperare risorse – ha aggiunto – ed evitare gli sprechi. Per questo il piano nazionale degli aeroportiè ormai in pista da parecchio tempo. La filosofiaè quella della riduzione degli aeroporti”, ha precisato, raddrizzando il tiro rispetto ad alcune notizie pubblicate sulla stampa che parlano di un dimezzamento del numero degli scali.

Il principio generale del piano, ha confermato quindi Ciaccia, sarà quello di ”distinguere aeroporti nazionali e di servizio in una visione europea. I tempi – ha insistito – sono maturi per dare una risposta all’economia”. Sul tavolo c’è anche la questione del rinnovo dei contratti di servizio con Roma e Venezia. Sulla quale però Ciacciaè chiaro. Sopratutto sul caso di Aeroporti di Roma che, dopo 10 anni di mancati adeguamenti, chiede 400 milioni.

”Stiamo ragionando con Aeroporti di Roma, come con la Save, e riteniamo che si possa ragionevolmente trovare una visione di incontro, ma restiamo fermi sul punto che non possiamo immaginare che formino oggetto di accordo recuperi di perdite che appartengono al passato. – ha voluto puntualizzare il viceministro – Abbiamo fatto nostra una direttiva europea che ci dice che le tariffe possono essere modificate, purche’ ci sia una stretta relazione con gli investimenti”.

Ad invocare una politica complessiva per il trasporto aereo sono intanto i sindacati di base, che parlano di situazione ”drammatica”. ”Oggi – denuncia Usb – il 50% delle imprese italiane del settoreè a rischio fallimento, gli handlers e i gestori aeroportuali stanno subendo un forte ridimensionamento. A questo si aggiunge la ‘colonizzazione’ in atto da parte del settore low cost”.

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