Ilva: rimossi i blocchi, riprende lavoro in fabbrica

di Redazione

 TARANTO.Dopo una settimana di presidi e assemblee e poco più di due giorni di sciopero ad oltranza, oggi i dipendenti dell’Ilva di Taranto sono tornati al lavoro.

A partire dalle 6.30 si sono presentati agli ingressi della fabbrica d’acciaio più grande d’Europa ed hanno cominciato a timbrare i cartellini di presenza. Sono stati rimossi i blocchi stradali sulla statale 7 Appia per Bari e sulla statale 106 per Reggio Calabria; sgomberati i presidi allestiti in vari punti della città. Nello stabilimento il clima resta teso. I dipendenti temono per il loro posto di lavoro.

Dopo il sequestro preventivo di mercoledì scorso di sei impianti dell’area a caldo del Siderurgico e gli arresti di otto tra dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva, disposti dalla magistratura ionica, la produzione prosegue al momento senza riduzioni. L’attivazione delle procedure di sequestro e il conseguente graduale spegnimento degli impianti sequestrati richiede infatti tempi lunghi, in alcuni casi fino a due mesi, anche per motivi di sicurezza. Sino a ieri, peraltro – come riferito dallo stesso presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante – i due tecnici ai quali il gip del tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha affidato il compito di procedere al sequestro e far ridurre gradualmente l’attività degli impianti sequestrati, non si sono ancora visti in stabilimento.

Ma la tregua, decisa ieri in accordo con i sindacati di categoria dei metalmeccanici, durerà solo pochi giorni. Già lunedì prossimo, 30 luglio, il clima potrebbe surriscaldarsi in concomitanza con la seduta del consiglio comunale di Taranto che, in un ordine del giorno aggiunto all’ultimo momento, prevede anche la discussione sulla vicenda Ilva.

Per giovedì 2 agosto i lavoratori hanno annunciato una manifestazione pubblica. Data non casuale, perché il giorno dopo ci sarà l’udienza dinanzi al Tribunale del Riesame di Taranto per discutere i ricorsi presentati l’uno dall’Ilva contro il sequestro preventivo degli impianti dell’area a caldo, e l’altro dai difensori degli otto arrestati, tutti ai domiciliari, tra i quali il patron e fondatore del gruppo Riva, Emilio, e suo figlio Nicola, già presidenti del cda dell’Ilva.

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