Telefonata dei marittimi sequestrati in Somalia: “Aiutateci, qui moriamo”

di Redazione

Una foto, inviata via fax, dei marittimi sequestrati in SomaliaNAPOLI. E’ diventata ormai insostenibile la prigionia dei marittimi italiani sequestrati da ormai sette mesi dai pirati somali sulla nave “Savina Caylyn”.

Le loro condizioni psico-fisiche peggiorano di giorno in giorno e il timore è quello che non tutti riescano a sopravvivere a condizioni inumane e terrificanti dal punto igienico-sanitario. A lanciare per l’ennesima volta l’allarme sono stati proprio i marittimi prigionieri ai quali in queste ore è stata data la possibilità, dopo venti lunghi giorni di silenzio assoluto, di telefonare a casa.

”Stiamo male, aiutateci ad uscire da questa nave perché se non andremo via subito qualcuno non tornerà a casa”, ha urlato alla moglie il comandante della nave, Giuseppe Lubrano Lavadera. ”Ormai ci tengono tutti legati in un angolo della nave e non mangiamo neanche tutti i giorni”, ha proseguito Lubrano nella breve e coincisa telefonata che la moglie Nunzia ci ha confermato telefonicamente. A casa dopo circa cinque mesi ha telefonato anche il Terzo Ufficiale di coperta, Crescenzo Guardascione. Anche questa una telefonata dai toni drammatici, come ha spiegato al telefono la sorella Annarita.

servizio di Gennaro Savio

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