Università, Gelmini: “Un anno in meno per medicina”

di Redazione

Mariastella GelminiROMA. I futuri iscritti a medicina e giurisprudenza possono cominciare a brindare. Chissà se potranno in futuro fare lo stesso i loro pazienti e clienti.

Il corso di laurea in medicina potrebbe presto avere una durata minore. L’annuncio è del Ministro dell’Università e dell’Istruzione Mariastella Gelmini che in una intervista a “Il Giornale” spiega: “Abbiamo aperto un tavolo con il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, proprio allo scopo di valutare una abbreviazione degli anni di studio della Facoltà di Medicina. Ora sono sei anni per la laurea, poi quattro o cinque di specializzazione, poi il dottorato. Non si finisce mai. L’obiettivo sarebbe quello di accorciare almeno di un anno”.

Novità in arrivo per Giurisprudenza: “Anche in questo caso – spiega il Ministro – troppi anni prima dell’accesso alla professione. Stiamo valutando la possibilità di anticipare il tirocinio all’ultimo anno prima della laurea in modo che dopo il diploma occorra soltanto un anno di pratica”.

Il ministro precisa quindi che l’idea dell’abolizione del valore legale del titolo di studio non è stata accantonata. “È stato ribadito – afferma Gelmini – anche nel piano per l’occupabilità giovanile eleborato con il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, insieme con altre misure per contrastare la disoccupazione dei giovani come il rilancio dell’istruzione tecnico-professionale e dei contratti di apprendistato”.

La riduzione della durata dell’iter formativo in Medicina, che tra laurea e specializzazione puo’ superare i 12-13 anni, “è un’iniziativa utile se ben studiata”. Così il presidente della federazione degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Amedeo Bianco, accoglie la proposta del ministro Gelmini di ridurre di un anno il lungo percorso che forma i medici. “L’importante – secondo Bianco – nonè tanto abbreviare il corso di laurea passando da 6 anni a 5, che non mi sembra fattibile, quanto intervenire sulle scuole di specializzazione, soprattutto migliorando e potenziando le attività professionalizzanti”. L’ideale, sostiene Bianco, sarebbe “far scendere prima sul campo i giovani medici, metterli prima a contatto con la prevenzione, l’assistenza, il mestiere insomma, già durante la scuola di specializzazione, integrando momenti formativi e pratica professionale, coinvolgendo i servizi sanitari regionali”.

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