Olgiata, il domestico filippino confessa: “Ho ucciso io la contessa”

di Redazione

 Alberica Filo Della TorreROMA.L’ex domestico filippino Manuel Winston ha confessato di aver ucciso la contessa Alberica Filo Della Torre il 10 luglio 1991.

Lo ha riferito il suo avvocato Andrea Guidi all’uscita dal carcere di Regina Coeli. La confessione dell’ex domestico della contessa è avvenuta nel corso dell’interrogatorio da parte del pubblico ministero Maria Francesca Loy. “Volevo essere riassunto, sono andato nella villa perché volevo solo lavorare”. Con queste parole il filippino ha motivato l’omicidio avvenuto nella villa dell’Olgiata.

Winston in lacrime davanti al pm, ha detto di non ricordare bene le fasi dell’omicidio che ha cercato di rimuovere in tutti questi anni. Non lavorava più nella villa da circa due mesi prima del delitto perché era stato licenziato. Al termine dell’interrogatorio ha inoltre chiesto scusa per quello che ha fatto a tutti gli italiani, e ai familiari della contessa. Adesso il filippino rimarrà in carcere e nei prossimi giorni il gip Francesco Patrone convaliderà il fermo.

NUOVE INDAGINI. Le nuove indagini erano state sollecitate da Pietro Mattei, vedovo della contessa, con un’istanza nella quale si chiedeva, attraverso l’uso delle nuove e più sofisticate tecnologie, specie quelle relative all’identificazione delle tracce biologiche, il riesame degli oggetti repertati nella stanza in cui avvenne il delitto. Tra questi, un fazzoletto di carta con del muco, i pantaloni di Winston e di Roberto Iacono, figlio della governante della contessa, il lenzuolo del letto della contessa, lo zoccolo con il quale fu colpita alla testa ed alcuni suoi indumenti intimi. Tre anni fa il gip del Tribunale di Roma aveva infatti respinto la richiesta di archiviazione per i due storici indagati della vicenda, l’ex domestico filippino Winston Manuel e il figlio della governante della contessa. Il giudice ordinò alla procura di riesaminare completamente il caso analizzando alla luce delle nuove tecniche di indagine, sia biologiche, sia strumentali, tutti i reperti acquisiti: primo tra tutti lo zoccolo usato come arma del delitto per colpire la contessa a morte. Ad opporsi all’archiviazione della posizione di Winston e Iacono fu il legale di Mattei, l’avvocato Giuseppe Marazzita che aveva raccolto nuove prove scovando una nuova testimone, un’amica della nobildonna, depositaria dei timori della stessa contessa a cui lei avrebbe confessato di temere per la propria vita e di essere spiata. Il gip ordinò infine alla procura di acquisire le centinaia di foto scattate sulla scena del crimine e che non sono state inserite nel fascicolo. E chiese l’espletamento di nuove analisi biologiche.

IL FERMO. Winstongiovedì erastato sottoposto al fermo di procura nel quadro degli accertamenti del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e del sostituto Francesca Loy, in collaborazione con i carabinieri del Reparto Operativo e del Ris. La procura dovrà ora chiedere la convalida del fermo.

INDIZI. I “gravi indizi di colpevolezza” si fondano anche sulle dichiarazioni rese all’epoca dei fatti, tra il luglio e il novembre del ’91, da sei diversi testimoni che parlarono del rapporto difficile tra Winston e la nobildonna. In particolare Remedios Ancheta, domestica che venne assunta nell’aprile del 1991, nel corso di sommarie informazioni del 14 luglio del 1991 disse di essere a conoscenza del fatto che Winston chiese dei prestiti e che lavorò nella villa fino a metà giugno. Pietro Mattei, marito della contessa, raccontò che Winston “dormiva in casa e per questo conosceva la combinazione della porta di accesso del garage ed aveva le chiavi del cancello della villa”. Nel decreto di fermo viene citata anche una donna spagnola, Maria Luisa Occhi Ortega, che spiegò che la contessa licenziò il filippino “perché gli chiedeva sempre anticipi”. Cristina Gismondi, che faceva la massaggiatrice, raccontò che “Alberica si lamentava con lei di lui, perché non rispettava gli impegni assunti” mentre una amica della contessa, Anita Masotti, disse che Winston fu allontanato perché “beveva, non gli piaceva e non gli dava alcuna fiducia”. Il quadro è completato dalla testimonianza di una baby sitter, l’inglese Melanine Uniacke, ascoltata a poche ore dal delitto, che riferendosi al filippino affermò che si trattava “di una persona di cui la contessa si lamentava per la scarsa attitudine al lavoro”. La ragazza “non assistette mai a richieste di denaro pur sapendo che l’uomo lavorava in villa per ripianare un debito con la contessa”.

IL DELITTO.La contessa Alberica Filo Della Torre aveva 42 anni quando fu trovata priva di vita nella stanza della sua villa all’Olgiata. Secondo i primi rilievi venne strangolata e colpita con uno zoccolo alla testa. Nella prima inchiesta, poi conclusasi con l’archiviazione e lo stralcio per consentire la riapertura di un procedimento penale, Roberto Iacono, figlio della governante della contessa, e il filippino Winston furono chiamati in causa avendo, secondo la procura, sufficienti motivi per nutrire rancore e risentimento nei confronti della vittima. Iacono, di cui si diceva avesse problemi di natura psicologica, non aveva gradito il licenziamento della madre, che secondo alcuni testimoni era stata mandata via perché chiedeva continui prestiti o aumenti di stipendio. Invece Winston, che avrebbe dovuto restituire alla contessa un milione di lire, era stato più volte visto discutere animatamente con la donna. Per Pietro Mattei l’indagine è sempre stata lacunosa e caratterizzata da troppe omissione in relazione ad alcuni accertamenti tecnici di laboratorio.

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